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Libro Undecimo. 313

grande veneratione, e l’habbiamo portata in cima di queste teste, ma per raquistarci la perduta nostra libertà, per porre in terrore huomini perversi, è fargli una volta dessistessero della lor, contra di noi, spietata crudeltà, ti sarà da queste cause, ottimo Prencipe chiaro, più della luce di mezzo giorno, esser noi stati provocati, anzi necessitati dalla perfidia, e superbia de tuoi malvaggi Cittadini, ricorrere all’armi, modo il più glorioso di cercar la morte, qual sommamente bramavamo, ci pareva duro morir senza vendetta, in cotal guisa stimando haver conseguito l’un, & l’altro, la morte ci riusciva non tormento, ma requie, e fine di tante oppressioni, e travagli, la vendetta, è il sangue sparso de nostri tirani haverebbe soppitto ogni dolore, è cruciato di morte.

Ti preghiamo, Sapientissimo Prencipe, consideri, & resti chiarito, che noi fussimo spinti al consaputo periodo di pazzia, per haverci da per noi persuaso il meglio, e più opportuno ripiego, anche levataci ogni speranza di vita, da nostri mali uscir. Nel modo medemo, che voi, quali tenete gli scetri, è governi, giudicate frà ogni altra la più bella cosa il sapere, così noi (& incalza pollito, à contrario senso) mancandoci non solo gli governi, ma ogni cosa necessaria, giudicassimo più ispediente l’infuriare. La stessa stima, e riverenza che si porta alle ricchezze, leva l’inevitabil povertà. Frà le sozzure non hà luogo sani, e buoni consigli.

Ma perche tentassimo tener da noi lontana ogni ingiuria, & tiranica oppressione restassimo con si grande stragge disfatti, è pesti, e ritornassimo, sij dalla nostra disgratia, ò tua buona sorte scacciati, è sbatutti alle nostre povere case. Mà quanto minor utile conseguissimo dalla nostra frenesia, tanto maggior lode s’aggiunse al tuo alto sapere: teniamo di certo doversi annoverare frà le tue fortune, che gli tumulti di tante genti sijno stati permessi, e promossi à maggior accrescimento delle tue glorie, acciò più famoso, è chiaro si rendesse per le presenti nostre sciagure & ultima destrutione il tuo nome, nelli presenti tempi, tanto à Te non sarebbe avenuto per qual si voglia pace. Non sareste mai gionto à quel grado d’auttorità, senza mezzo nostro, intendessimo rovinar gli nostri nemici, gli malvaggi Cittadini, inalzassimo Te, con la nostra rovina t’habbiamo collocato in si alta stima. Confessiamo questo non esser stato nostro scopo, meno d’offenderti, t’habbiamo però giovato. Sei Prencipe generoso, riconoscerai il beneficio.

Per questo prendiamo animo, & con ogni sommissione ti scon-