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Libro Primo. 7

Padre l’animo instabile, & infedele di questo Ribelle pensò più volte farlo morire, lo placò sempre il Prencipe, fece non solo gli donasse la vita ma gli fossero remesse di cuore tutte l’ingiurie, & mancamenti commess di ribellione. Impetrò con importune preghiere gli fusse data la prefettura di Brescia, recusando dar il Padre una Città tanto popolata alla fede d’un animo inconstante, inclinato alle guerre, amatore di dissensioni; diceva esser pazzia somministrar pece al fuoco, accrescere forze ad un animo feroce, in luogo di troncare l’occasione, era affirmava egli, somministrare materia per inoltrarsi nella sua audacia, conchiudea che mai si sarebbe quietato genio di quella temperatura fattagli copia di guerreggiare; & che parimente haverebbe inganato l’istesso incauto Cuniperto dopò tanti beneficij, che anzi l’haverebbe scacciato dal Regno. Il che non molto dopò si conobbe esser stata profetia. Morto Re Bertharito in suo luogo ellessero Cuniperto suo figliolo, [Cuniperto Re de Longobardi.] il qual di già haveva sposata Hermilinda di legnagio Britana, & Sassona. Ora Alachio cominciò a fantasticare il modo con cui scacciato Cuniperto potesse usurparsi tiranicamente il Regno.

La dove ritrovandosi Cuniperto per affari, & interessi publici assente dalla Città Reggia: riconoscendo Alachio oportuno il tempo, d’invadere il Regno, giudicò bene non tralasciar tal occasione, quasi che gli venisse dal Cielo; spalleggiato da molti Cittadini Bresciani, da Aldone principalmente, è Grausone Fratelli, occupò [Alachio occupa il Regno] con inganno Pavia, & il Palazzo Regale, il che venuto all’orechie di Cuniperto, conoscendosi ingannato, tradito e privato del Regno, da quello al quale haveva fatti tanti beneficij rimase stupido, e poco mancò non tramortisse. Racolse il misero ogni [Cuniperto scacciato dal Regno.] suo pensiero nel solo oggetto della propria salvezza, si ridusse per ciò nell’isola del Lago Lacio puoco distante da Como, ove convocati li suoi adherenti consultava con essi loro come recuperar potesse il perduto Regno. Regeva fra tanto Alachio con insoportabil superbia, & eccesivo orgoglio l’impero; il tutto per isfogar [Alachio signoreggia con grandissima superbia.] li suoi sfrenati desiderij, per metter in essecutione le sue sregolatezze metteva in iscompiglio, ogni cantone si riempiva di terrori, in ogni luogo risuonavano flebilmente i pianti, la tristezza funestava miserabilmente ciascun contorno: sgorgavano fiumi di lagrime (più di qualunque altro) li Sacerdoti, givano gli lor lamenti fino al Cielo, in si lugubre maniera, che impietosite havrebbero le fiere medeme. Accompagnavano con querule voci, con tronchi singozzi, e con radoppiati sospiri gl’infortunij