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Libro Undecimo. 309

[La Città da ogni timore liberata.] Liberata la Città dalli passati spaventi, e ridotta la Republica Trentina (per l’Iddio gratia) à stato tranquillo, il Clesio doppò haver largamente, in riguardo della lor virtù, e conforme il merito di ciascuno, con gran doni premiati molti, con un’elegante, è publica oratione (come si costuma) in maestoso tribunale lodò, è ringratiò tutti. Cosi espresse il valore di ciascuno, che indusse non solo gli spiriti delli Heroi più magnanimi, ma anche gli animi più bassi à fatti Heroici.

Gli Contadini, che contra la lor Città mossero l’armi, rasserenati gli occhi, & levatasegli davanti quella densa caligine, sempre più ravedendosi delli lor passati errori, ben spesso maledicevano qualla lor frenesia. Desideravano in ogni modo scolparsi, & ritornar nella gratia del lor Prencipe. Destinarono per tal effetto saputi Ambasciatori, nel trattar negotij esperti, e sopra la loro conditione, è stato instrutti. Questi con vestito, compositione, è volto à quella presente fortuna agiustato, doppò essersi à piedi del Prencipe prostrati, ottenuta prima facoltà di parlare, proruppero (come habbiamo inteso) nelli seguenti accenti.

[Parole di suplicatione dei Villani al Vescovo] La tua heroica, in tante nostre occorenze, è pericoli conosciuta, ed in effetto sperimentata pietà (Clementissimo Prencipe) ci porse animo, e somministrò in tante nostre sciagure, e miserie gran fiducia. Siamo venuti alla tua presenza, mandati dalli tuoi Villani, da queli stessi, che poco avanti assediarono la Città, per dimandarti à nome di tutti genuflessi perdono. Non pensar già haver noi tessute de passati nostri eccessi congerie di scuse, ò diffese. Una sol cosa da Te desideriamo, cioè che resti informato de nostri motivi, questo giudichiamo necessario sia da Te saputo, che habbiamo dato, precipitose, le mani all’armi, che habbiamo assalito furiosi la Città, non ad instanza d’alcuno, manco con tali tumultuose sollevationi intendendo gratificar Luthero, o haver la di lui gratia, ne per ambitione de Regni, ò di gloria; non ci cadè manco in pensiero con tali cimentosi pericoli cercar Regni, ne con honori procacciar aiuti: ma ben si provocati (Generosissimo Prencipe) da mille ingiurie, e stenti, ci lasciassimo condure à tali precipitij. Dio, è San Vigilio sijno testimonio del nostro animo, che mai fù il nostro intento prender l’armi contra Te, ne contra la Chiesa tua, vivi pur con essa in eterna pace tranquillo, e felice, tanto di cuore ti preghiamo dal Cielo noi non sfodrassimo, pur una volta, la spada in danno d’un innocente. Ma vedendosi tanto tiranicamente trattati dalla cru-