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298 | Delle Croniche di Trento |
nella collegatione gli havevan promesso, che nunciassero putre alli Cittadini confederati, qualmente essi perseverano tuttavia nella contratta amicitia.
Le guardie, a cui era manifesta la malvagità de Villani, risposero à bel studio, che havrebbon senza dimora fedelmente riferito tutto alli Sedeci, che ben sapevano in tanta opportunità, & buona occasione, non havrebbon recusato d’uscir fuori, & quando volessero aspettare un poco, più che volontieri con essi loro sarebbon convenuti del modo di dargli la Città nelle mani.
[I Villani inganati da quelli che guardano la Città.] Mentre così sotto le mura si ne stavano aspettando la risposta gli goffi Contadini; Le guardie che stavano quella notte in scintinella, non furon pigre alla vendetta. Gli volsero contra una grande Artigliaria, che con bocca ben aperta stava in procinto per sbadagliare verso quella malvaggia canaglia. La balla di ferro con indicibil impetto uscì dalla lunga, è rotonda concavità del proprio tronco, percoteva, fracassava, minuzzava l’armature, benche di finissimo metallo, uccidendo in un balleno chiunque havesse incontrato, questa è la risposta (soggiunsero) qual vi mandano gli vostri Ambasciatori, e Consoli: Quelli dal impetuoso colpo feriti, sviscerati, alzando come disperati le grida, cadendo à terra, pestando quelle pietre, è rivolgendosi nel proprio sangue, sotto le Mura, essalarono l’infelici lor anime.
Gli Montanari più che mai accesi di rabbia, & odio, essendogli quell’inganno riuscito male, cercano in chi possin sfogar il lor sdegno, precipitosi trattano ogni lor interesse, non sono più retti d’alcuna scintilla di raggione. Et ancorche non habbino militari instromenti, per battere, e rovinar le Mura, minacciano però alla Città sino dalle cime de Monti l’incendio, di modo che posero in quella gran spavento, tanto all’hora si fecero forti quelli malvaggi, e tanto terribile si rese il lor nome in quella commotione. Ne solo era temuti gli nemici, ma gli medemi Cittadini non si fidavano molto delli compagni, ciascuno sospettava l’altro confederato con la gente Villana. E se ben pareva, che tutta la Città havesse consentito nel ben publico, era però frà loro grandissimo timore, che la plebe spaventata dalle fiere minaccie de nemici, ò mossa dall’odio ne Cittadini, con inique capitolationi, furtivamente introducendo l’inimico, s’aggiustasse con esso. Per ciò avanti ogni cosa si fece provisione de viveri, & in questo tempo si concessero alla plebe insolite agevolezze. Con questa indulgenza unì il buon Prencipe la Città, prima frà se d’