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Libro Undecimo. | 293 |
[La Città vien municionata.]
Gli soprastanti della Città, spiata la venuta de Contadini, che strepitavano non lungi dalle Mura della Città, sapendo anco quanto havevano determinato, providero la Città di più opportuni, & diligenti presidij, commandarono fossero per le Mura deposte le Artigliarie, & duplicarono per ogni luogo le guardie di quella, non trascurarono luogo di pericolo, che non restasse ben provisto, è fortificato, acciò (come havevano inteso) occorrendo fosse la Città assediata, potessero gli Cittadini sostenere l’impeto nemico, & slontanare gli Villani con machine millitari dalle Porte. Ma perche era manifesto pericolo di civil tradimento, (non essendo totalmente placati gli animi de Cittadini mal contenti, l’odio tuttavia nascosamente bollendo posciache quel maledetto verme rodeva l’interriora, acciò la Republica per la malvagità d’huomini scelerati non patisse qualche naufraggio, ed irreparabil danno, giudicarono bene, confirmar gli animi de Cittadini con breve, ma pregnante oratione; Ancorche sapessero non poter la Città pericolare per gli frenetici impeti de Villani, stimarono ad ogni modo cosa ben fatta dar ad intendere che soprastava l’ultimo esterminio della Patria, acciò spaventati, & atteriti dal timore dell’esterno pericolo, deponessero in casa ogni negligenza, e pigritia.
[Ragionamento di Gerardo Conte d’Arco à Cittadini.] Chiamato dunque in Castello il popolo, Gherardo Conte d’Arco brevemente, e in poche parole dimostrò esser necessaria in si estremo pericolo ogni bravura, valore, è fedeltà, che la Città era assediata da tante schiere de Villani sitibondi del sangue de Cittadini, che à loro soprastava l’ultimo eccidio, non esser tempo di viver nelli aggi, ma rigetatta ogni dappocagine, d’impegnarsi con ogni forza, e constanza: vedevano medemi quella gran moltitudine, e preparato quel numeroso Esercito per satiar il lor antico odio contro gli appidani, che non molto lontano dalle lor Mura minacciava, & vantavasi distrugergli tutti, esser necessario il diffendere un interesse così importante con l’armi in mano: che era hormai necessario il combattere contro gli Villani, non per acquistar gloria, ma per conservarsi nella pristina libertà. Giudicava egli cosa d’animo codardo, è vile temer la morte, quando l’universal bisogno l’havesse richiesto, esser cosa pazza sperare nelle caverne sicurtà di vita, doppò la vittoria dell’inimico, niuna cosa è naturalmente alli huomini timidi sicura, non pose per questi la natura alcun riparo, frà le stesse viscere della terra non si tengon sicuri.
Dunque animo ci bisogna, spirito, ed ardire; E necessario