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290 | Delle Croniche di Trento |
diffesa della Città. Gli Contadini di Nomi doppò haver usata ogni crudeltà contra il Busio, & guastati gli beni de Cittadini (se alcuni in quella Communità se ne ritrovavano) alla scoperta si ribellorono dal lor Prencipe, & assieme con quelli di Val Sugana, che ad ogni infame impresa gl’havevano fedeli, e in pronto conspirorono contro la Città.
Gli Valsugani così detti dal Castello del medemo nome, situato frà Feltre, e Trento, mossi dalla medema frenesia, invitati, & indotti altri molti à si nefandi misfatti, nel stesso punto si sollevarono contra gli propri Prencipi. [Giorgio Pulhero vien amazzato.] Questi doppo hever crudelmente trucidati diversi Signori Nobili, uccisero parimente Giorgio Pullhero Capitano di Castel Ivano, che da questa maledetta Canaglia, calando dal Castello, fù colto all’improviso, e con funesto colpo d’arcobuggiata batutto da Cavallo, & miseramente morto. Non mancando però, chi affermano esser caduto, in zuffa di Moschettata, havendo egli voluto con alcune poche truppe attaccarla con gli Contadini. Sij questo come si voglia, chiaro è che morto il Capitano, s’impadronirono à forza del Castello, qual poi senza alcun riguardo tutto fù messo à sacco, dall’insatiabile furia di quella gente Selvatica.
Gli Valsugani dunque, e quelli da Nomi, ambi imbrattati del sangue de propri Signori: posciache compresero esser giunti à segno d’iniquità, che non proseguendo l’impresa non gli restava luogo, ne minima speranza di perdono, che sarebbero onninamente nel distretto Trentino stati distrutti, ò mandato in oblio il nome famoso di quei valorosi Contadini, ò pure sarebbon stati necessitati per l’avenire con peggior tiranide, e con dupplicati aggravij servire, è nell’opere dell’Agricoltura crepare frà gli sudori, cosa assai più miserabile della prima, indegna della conditione humana, (non e huomo, dicevano ne degno d’esser tale chiamato, chiunque havesse tolta in patienza indignità si vituperosa). Tutti unitamente in universal consiglio conchiusero di gloriosamente morire, ò vivere con perpetua lor lode, ed auttorità. E quando havessero con la medema stragge distrutti, e morti tutti gli Tirani non solamente sarebbon (con simili chimere fabricavano) vissuti da habitatori di Ville, ma con lor perpetua fama havrebbon havuto il governo de Campi, & delle Città insieme.
Da cotal speranza animati, e da coteste furie abbatutti, sollicitarono con messi, & lettere quelli, che sapevano esser nemici capitali de lor Signori, e Città insieme, rappresentavano in quan-