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Libro Undecimo. 289

altri con varij supplicij, e tormenti pagarono il fio della lor iniquità, di modo, che in breve si fece chiaro à tutt’il Mondo, che gli Contadini, che abbruciarono il Busio, tutti in ultima rovina, sradicati da fundamenti, compensarono, chi con la propria infamia, la vita, & gloriosa morte di quello, chi lontani, e dispersi dalla propria Patria perpetuamente con perpetuo, e capital bando essulati. Fù abbruggiato il Busio l’anno 1525. gli trè Luglio.

[I Trentini stano in pericolo.] Vedendo il Clesio Vescovo Trentino, che il stato della propria Città sbatutto, e travagliato da domestiche, e famigliari ferite, s’andava con le di lei proprie forze, consumando, giudicò doversi, avanti ogni cosa, usar ogni diligenza, per haver à tempo, d’ogni parte opportuni aiuti, acciò restasse la Città, & Chiesa Trentina illesa dalle presenti minaccie, & pericoli, che gli soprastavano.

Furon dunque mandati Ambasciatori à Ferdinando Marchese di Pescara, all’hora Generalissimo delle squadre Imperiali, contra l re di Francia in Lombardia, acciò gli spiegassero le turbulenze in cui si ritrovavano gli Trentini, gli dimandassero soccorso, & lo pregassero, (se mai fusse possibile) à mandare Conradino Gloro Capitano della Fantaria, qual poco avanti il medemo haveva ammassata nel stato Veneto. [Il Vescovo cerca di amassare agiuti.] Rincrebbe molto al Marchese non poter in tanta necessità del Prencipe di Trento dargli aiuti, è somministrargli gente per diffesa della di lui Città. Non potendo in modo alcuno in quelle contingenze di guerra sminuire il suo Esercito, havendo egli la pugna con un potentissimo nemico.

In questo mentre gli giunse il VVitembache con cinquecento Soldati armati di Lancie, e Piche: poco poi il Lodrone, con altre tanti, il Spagnolo con trecento pedoni d’Italia. Condotte che furono l’Artiglierie, Balle di ferro, Michie, è o solforate funi, polvere, & altre Monitioni, e subbito mandati gli ordini, pronti si portarono con mirabil prestezza alla Città, & acciò non si transcurasse diligenza fece chiamar alla Città Gerardo Conte d’Arco, e Francesco Preisocharo, Capitanio di Rovereto, huomini di gran fedeltà, è peritissimi nell’arte militare, acciò con gli altri Capitani, anch’esso s’adoprassero, ove havesse portato il bisogno.

Non molto doppoi parimente Andrea Burgo, sentite tante sollevationi del Trentino, subito si portò da Rendena alla Città di Trento.

Stando il buon Vescovo in questi preparamenti, necessarij per