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280 | Delle Croniche di Trento |
che havrebbon, spianate à forza di Canonate le Mura, presa per assalti la Città, certi per le di lei inestimali ricchezze di grossi bottini, non havrebbon perdonato à chi si sij, volendo il tutto dar in ballia alli più sfrenati, & ingordi, sperando in somma risarcirsi delli danni passati. Ne per questo facevano ad alcuno ingiuria, in recuperare il suo, avengache le ricchezze della Città siano sue, per essere parti de sudori de Contadini.
Mossero queste raggioni gli animi di tutti à repetere gli tributi dalli Signori, à precipitare dalli proprij Castelli gli primati, per haver governato con tiranica superbia, à sventrare gli Avvocati, & altra simil gente, carnefici delli huomini honorati, deppore dalli alti gradi, e dignità, gli opulenti Sacerdoti, con sdegnose minaccie à trucidare chiunque havesse havuto ardire diffendergli. Gridavano governarsi meglio le Città per il popolo, che per gli Vescovi, à questi solo appartenendo haver cura delle Chiese. Esser cosa lodevole alli habitatori delle Ville, scacciati l’iniqui usurpatori della libertà, le Città, dalla virtù loro occupare, e vinte, & medemi far giustitia alli proprij.
Mentre gli Villani seminavano questa zizania, & per le campagne attacavano consimili fuochi, fomentandogli fino ad essere cresciuti all’altezze d’incendij irreparabili, s’hebbe nova, che Castel Levego, le Valli di Non e Sole, il regere, fuori che alcuni, s’erano ribellati dal Vescovo: [Congrega de Villani in Marano] e quasi nel tempo medemo fù intimato, & publicato un Congresso de Villani in Marano, ove si trattò di diverse cose, toccanti il proprio utile, specialmente però si scaldarono nel procurare fossero sminuiti gli intollerabili aggravij, de quali oltre il potere, e contra ogni giustitia si lamentavano esser loro addossati, fù anco agitata la causa circa l’amministrationi popolari.
In tal guisa disputando quelli Rusticani consumavano il tempo, nel machinare, & ordire le querelle loro contro gli Magnati.[Battista Spagnolo.] Il Prencipe di Trento commandò à Battista Spagnolo, Capitano del Castel d’Avi, acciò facesse la scielta, ò cernida de Soldati, questo sapendo quanto ciò importasse, con ogni prestezza unì assieme cento, e cinquanta Soldati, con quali, così commandato andò à Riva, per ricevere, ed eseguire gli commandi di chi doveva.
Fù à tempo opportuno il suo arivo; posciache all’hora apunto gli Veneti, (havendo intesa la malvagità dell’impetuosa turba de Villani, dubbitando che gli Contadini di tutta la Germania havessero fatto congiura contra la Città di Trento per poi, quasi col me-