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Libro Undecimo. | 279 |
e malvagi Cittadini. Molti però de conspiratori avanti si palesassero gli loro secreti, è perversi consigli andarono per spurgarsi in Castello, ivi con basso volto pregavano gli soprastanti à non credere cosa si sinistra, & malvaggia delle lor persone, che sempre erano stati benemeriti della Republica, manco esser verisimile, anzi diremo impossibile, che potessimo vedere la rovina della propria Patria, tante volte conservata, e diffesa da nostri antenati, che s’haverebbon giustificati, & fatto vedere à tutti, che falsamente erano stati accusati al Prencipe d’esser sospetti della congiura, purche havessero havuta la notitia delli eccessi, e commodità d’espurgarsi.
A queste scuse tutti gli buoni comminciarono à batter de piedi, & impedirono loro il parlare, perche di già havevano cominciata la diffesa di quelle cose, che in niuna maniera potevano haver scusa. Uscirono furibondi, con lamenti al volgo, gridando d’esser da nemici traditi. Rivolgevano frà loro molte cose, fabricavano milla chimere. Vedendo non havergli giovati gli ingani, manco haver, conforme l’accordo, potuto dar la Città in mano de Villani, giudicarono perciò bene attender le squadre delle truppe Contadine, quali sapevano in breve, assai numerose sarebbon venute per oppugnar la Città.
Divolgatosi il successo, come passò nella Città, diedero gli Villani nelli eccessi, è più che mai inaspriti per non essergli riuscito come credevano la sorpresa della Città, che la ferma speranza d’occuparla à tradimento si fosse resa vana, per questo stimorno necessario usar apertamente la forza, comminciarono ad impadronirsi di Monti, e Valli, à pregare gli confinanti non gli abbandonassero, essendogli sempre stati amici, in tanta impresa.
[Gli Rustici stimolano gli confinanti contra i Trentini.] Concorsero nuovamente in parere di repetere da Cittadini il danaro, tanti anni passati toltogli contra ogni raggione per forza, con lamenti, che per la superba, e scelerata fatione de Cittadini Trentini erano con proprij figlioli scacciati dalle proprie campagne, è poderi, e constretti andar vagando con loro infiniti disagi per il Mondo, e morire senza vendetta, che havevan altrimente determinato perseguitare gl’ingrati Cittadini, & grassi Sacerdoti suplicorno perciò gli confinanti dassero ancor essi soccorso, arrivassero in quella fiata ancor essi à Trento, che non havrebbe potuto lungo sostenere il lor assedio.
Che gli Cittadini però volontariamente (in absenza del lor Prencipe qual era fama se ne fosse per paura fugito) si sarebbon resi, ò