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276 | Delle Croniche di Trento |
Resta tentar gli animi de Contadini, quali ancor non hanno conspirato contra il Vescovo, però (come Vescovo) non lo puono sentire, l’odiano à morte. Sarà cosa facile col lor aiuto scacciar gli primarij huomini, e gli voraci, e mai satij Avuocati.
Gli Villani, poi come inesperti alli governi della Republica, presa la Città, si contentaranno delli ricchi spogli delle Chiese, e di partirsi ricchi, e carichi d’oro, e argento. All’incontro restaranno essi soli al governo della Republica, & con gran lor gloria s’impadroniranno d’ogni cosa. Sarà necessario lasciar la loro libertà al popolo.
Questi pensieri, e legieri determinationi, erano approvate da chi desideravano mutationi; e novità de stati, e governi. Acciò non mancasse à tanta sceleragine solenità alcuna, conspirarono nel lor proprio Prencipe.
Travagliata da si maligna interna febre la Città, sbigotitti, & persi gli animi de buoni Cittadini, per l’absenza massime del loro Prencipe: gli deputati è soprastanti s’accorsero del grave pericolo, in che si ritrovavano, quando havessero permesso, che ciascuno havesse potuto liberamente dire il suo parere, manco spiegare gli perversi lor affetti, à fine di non pervertire, & volgere sosopra conforme il lor pravo, e libidinoso affetto la Città, facilmente commossa dalla maligna volontà d’alcuni; giudicarono per all’hora doversi dissimulare ogni cosa, commandorno anche incontinente fossero chiamati gli Consoli; [Discorso del Castelalto per l'amministratione de la Republica.] gli parlò il Castelalto con ogni piacevolezza, usando parole à consimili tempi aggiustate, fece, che s’elleggessero alcuni di loro per andar in consiglio, & tutto il volgo totalmente fosse escluso dalli publici governi, acciò trattandosi cosa toccante l’università non si turbassero, e confondessero in quel mentre gli animi de Consiglieri, per la furia, e strepito della tumultuante turba.
Con tal ripiego parve che à quel soprastante male fosse rimediato, stimavasi, che levato fosse ogni incentivo, è fomite di discordia. [Sedeci Governatori eletti.] Gli Consoli, (cosi chiamano quelli, che hanno il publico governo,) lodando, & piacendoli il novo modo di governare della Città, elessero sedeci huomini, quali giudicavano sarebbon concorsi nella lor fatione, & diffese lor pretensioni.
Dicono, (il ch’io non ardirei scrivere per cosa certa,) che alcuni inverecondi, maligni, & malvaggi, quali havrebbon voluto riversare ogni cosa, chiamassero tiranicamente gli sedeci eletti, come dicessimo Signori, della Città: cioè, (ma con qualche oscur-