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274 | Delle Croniche di Trento |
rono con parte de Cittadini, inescati dalla cupidiggia delle riche e bramate prede, facilmente si scorgeva, che non eran venuti per orare, manco per far offerte, ò sacrificij, ma ben si per rubbare, & fare altre milla impertinenze.
Si ritrovavano chi gli diffendevano, è protegevano, non mancarono chi constantemente dicessero esser espressi nemici, e che come tali dovevano dalla Città esser scacciati. Mentre così il popolo fra se contrastava, travagliato da seditioni, Core rumore, che gli Contadini infiamati all’uccisioni de buoni, presto sarebbon giunti, & havrebbon senza minimo contrasto presa la Città, da civili sollevationi occupata.
Per tutto si temeva, & pareva, che in tanto tumulto non s’havrebbe potuta la Città diffendere dal furioso impeto de Contadini. Mai si sentì tanto spavento frà le Mura di Trento.
Chiamati all’hora gli Cittadini in Castello, ivi consultarono circa gli presenti pericoli, & modi come s’havesse a diffendere la Città. Non dubitavano gli perfetti, che la sdegnata turba sarebbe venuta per occupare la Città, quasta sola impresa gli restava per satiare la loro cupidiggia, non conoscevano altro ostacolo. In questa gran confusione stridendo molti, per paura dell’eccidio, è total rovina del Cittadini, commandarono gli soprastanti, che fosse aquetato quel rumore, è tumulto, e per Angelo Costeda, huomo eggregio e di gran valore, alla cui cura havevano consignate le genti, che dalla Giudicaria nuovamente erano venute, & commessa la publica Custodia, e guardia della Città, operorono acciò scaciasse tutti gli seditiosi da quella. Achetati tutti questi rumori, il Lodrone fece un’oratione al popolo, molto utile al ben publico. Stimando d’haver sedati gli animi, & posta in tranquilità tanti tumulti, poco mancò, che per fraude, e tradimento non si perdese la Città.
Si ritrovarono frà gli Cittadini Trentini di quel tempo molti, che per precipitar se stessi, & perder la Patria, contra il giusto, è raggionevole seguirono gli animi ostinati. Non giova all’Historia far il nome à costoro, Vivono ancora mentre noi coteste revolutioni scrivemo, l’ingordigia de quali tolta, e sbarbata dall’auttorità de Vescovi, pareva loro sarebbe stata più libera, e larga, sperando dal favore de Villani, ciò potere conseguire con l’armi.
[Miserabile ma maligno lamento à beneficio de' Villani.] Per questo fomentavano, è nascostamente favorivano la congiura di quelli scelerati. Questi per havere colorite cause di travagliar la Città ben spesso si lamentavano, e publicamente pro-