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272 | Delle Croniche di Trento |
suo, à sua instanza fù annulato il nuovo decreto, con determinatione, che gli Trentini potessero condure, ò mandare liberamente trecento Cari di Vino in Germania. Ma questi se la presero talmente à petto, restarono in tal guisa mal sodisfatti, che non potevano portar in patienza che le lor raggioni, dalla stessa antichità confirmate, fossero dalli Tedeschi tanto ignominiosamente revocate, & destrutte con novi decretti.
Restarono più che mai inviperiti, che gli fosse chiusa la strada, per cui mediante il commercio erano soliti sostentare le lor famiglie, dicevano all’hora essergli levata ogni comodità di potersi mantenere in vita, convenirgli ò miserabilmente morire, ò abbandonate le proprie vigne far di mestieri il cercare & alla moglie, & figlioli altre stanze.
Per queste, ò per altre cause, che sopra dicessimo, irritati gli animi de privati, come se fossero la fecia della terra, poco stimati dalli Alemani, scorgendo la lor propria, & de figlioli disperata salute, abbandonata la cura, e cultura de campi, perturbavano ogni cosa, onde inalzati dalla speranza de più prosperi avenimenti, precipitavano in furori, di Zappe, Badili, & altri rurali instrumenti, fanno corte spade, & altre armi, atte per la guerra, è facendo large scorerie, sempre più infuriavano, havresti creduto essersi scatenati tutti gli Demonij dell’inferno, & usciti dalle caverne dell’abisso, ciascuno si fosse impossessato d’un proprio corpo di quei Villani. Questo si hà chiaro, che tutti minacciavano violenze, e rovine.
[Esortation del Vescovo à Cittadini.] Crescendo, & ingrassansosi sempre più cotal rustical contaggio, deliberò il Clesio parlar al popolo, e perche la Città, e bipartita, una parte habitata d’Italiani, l’altra da Tedeschi, commandò venissero prima gli Italiani in Castello, poi chiamò gli Thedeschi. Dimostrò prima, che minaciando gli Villani à se, e à tutti gli primati l’esterminio, è rovina era necessario gran coraggio, è valore per diffendere la Chiesa, e Città insieme, che egli mai in qual si voglia pericolo havrebbe abbandonati gli suoi Cittadini, quando anco havesse bisognato espore, e lasciarvi la propria vita, riputando a singolar gloria il morire per l’universal salute, purche anch’essi si portassero fedelmente, [Il Vesc. Clesio si parte per Riva.] pensava però egli con occasione opportuna trasferirsi à Riva, non come spaventato, ò come che volesse cogliersi in luogo sicuro, ma acciò con maggior comodità, è sicurezza potesse provedere alle cose publiche, e perciò haveva commesso la carica ad huomini saputi