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264 | Delle Croniche di Trento |
nalmente terminano in più apperta uscita. La larghezza era tanta, quanta comportava la grossezza del legno, la longhezza passava la misura di dieci cubiti, e queste, acciò dalla forza della munitione infocata non crepassero, le cinsero di ben grossi cerchi di ferro, entro spingevano pietre rotonde, ò balle di bronzo, acciò quando occoresse il bisogno con polvere di solfere conposta lanciassero il peso à rovinar le mura, di modo che con non minor strepito, e forza, scaricavano, di quello che havrebbon fatto le pietre à forza spinte da Bombarde, ò Artegliarie di ferro, così chiamano hoggidi le machine militari: è fama, che quelle balle fossero per l’aria portate oltre due miglia, pare cosa verisimile, che gli Cittadini, vedendo à lor ruina fabricati si diabolici stromenti, restassero conquisi dalla moltitudine, tumulto, e furore di quei Villani.
E però maraviglia grande, che quelle, non ostante fossero di legno, non erano nientedimeno dal fuoco abbruggiate; manco dalla forza del solfere, qual è tutto vehemente spezzati gli legami di ferro. Se ne ritrovano alla giornata appresso il Duca di Baviera de consimili, ne quali havresti milla cose da istupirne, queste volsero vedere Carlo Imperatore, e Ferdinando Arciduca d’Austria, suo fratello, essendosi colà a caso portati, quali havendole attentamente, & con molta diligenza considerate, restarono stupidi, e quasi fuori di se, per tal istravagante artificio, inventato à danno de Prencipi.
Di cotai dunque instrumenti, con quali s’avantaggiavano, facendo progressi, fortificati quei rusticani popoli, fatti più feroci distrugevano Castelli, Fortezze, Mura: sacrificando gli primati alla crudeltà.
Haveva quella rusticana congiura fatto misculio di tutte le cose humane, e Divine, & giunta era à termine tale di pazzia, che credevano la guerra havrebbe dato fine alli studij Civili, & la grandezza loro destrutti gli Prencipi.
[Furore de Contadini ne l'Alemagna.] Avampava d’un tal incendio la Germania tutta, & ogni parte di quella fomentava il proprio, che parevano in breve dalla forza di gente rusticana dover esser desolate, arse, & distrutte le Città della Germania, conforme quella canaglia s’haveva prefisso. Se alquanto s’havesse differito il rimedio col resistere à tal furore, la suprema potestà del dominare sarebbesi rovinata. Vedevansi gli Prencipi confusi per l’estrema paura, non sapevano prender partito, in ogni luogo si stava con tremore, che non giongessero le Villane ciurme. Si tenevan consigli come s’havessero à diffendere le Città.