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Libro Decimo. 263

anco dovessero correre pericolo delle proprie vite, esser obligati di recuperar la libertà, e distrugere l’insatiabile avidità de Tirani; Non era che dubitare, essendo quelli delle Ville in maggior numero, che quelli delle Città, più feroci assai, come avezzi alle fatiche, che dalle fascie havevano imparato à sostennere gli disagi, sarebbe stata cosa facile (quando havessero voludo adoprarsi) vincere gli Cittadini, nodriti con delicatezze, solo mancava il dar principio, purche uno havesse havuto animo d’incominciare si honorata, e lodevole impresa, tutti lieti fendendo con le grida il Cielo l’havrebbon seguiti, & sotto gli auspicij di Luthero, homo fortissimo, & che ciascuno invitava alla conquista della liberta, havrebbono intrapresa una guerra degna d’eterna memoria.

[I Contadini datto il segno assaltano la Città.] Decretati questi particolari col consenso di tutto il volgo, dierono all’armi, furon toccati gli Tamburi, sonate le Trombe, tutta quella rozza canaglia prese l’armi, che gli venivano alle mani, e più tosto dall’audacia, che dalla raggione, e consiglio menati, uscirono con le lor squadre disunite, & scomposte, invasero Castelli, alcuni ne occuparono, tutti mettendoli à crudel saccomano: Assediarono Città grandi, quali non potendo abbattere, è superare le spaventavano minaciandogli fuoco, è fiama. Tagliavano à pezzi gli principali, se alcuni gli capitavano alle mani, facendogli come più gli aggradiva, accerbamente morire.

Si crede, che molti huomini nobili, & di vita illibita, s’ellegessero più tosto sostenere qual si voglia crudel tormento di quelli arrabbiati Villani, & sostenere accerbo martirio, che volger le spale à Christo, e servire à Luthero, qual da se, e dalla sua fatione scacciava gli huomini Santi, pieni dello Spiritosanto, d’onde quel odore tanto soave della Divina sapientia ristorò e ricreò la Chiesa Christiana.

Quanto maggiormente gli succedevano le cose prospere, si rendevano più orgogliosi, inhumani, e crudeli. Si che presummevano con duplicato coraggio proseguire l’incominciata guerra.

Ma perche da Villani imperiti che erano portarono alli esercitij militari, non si trovava chi sapesse condurre, ò liquefare il metallo, manco fondare ò buttare Artigliarie, inventarono medemi un nuovo stromento militare. [Machine di legno, non usate.] Foravano con lunghi ferri gli duri legni, formandoli in guisa de canoni, fabricavano con più tavole con mirabile artificio lavorate, & assieme unite, machine da guerra, che erano al di dentro cavernose, in lunga pancia stesse, acciò come di gravido ventre per stretta bocca essalino l’anima fi-