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250 | Delle Croniche di Trento |
tato intorno all’heresia Luterana, naque contra quella setta rigoroso decreto, qual come fù santisimo, così fosse stato inviolabilmente osservato. Il Trentino da tutti, & in ogni luogo havuto in gran stima, ricevuti anch’esso gli suoi honorarij, e regali, per sue indispositioni, avanti fosse licentiata la Dieta, fù constretto ritornar alla Patria, & quello che non puote per se stesso, come havrebbe volsuto, procurò fosse spedito da Giovanni Gaudenzo Madruzzo, Economo della sua Corte, & Capitano di Castel Theno. Rappresentati in quella congietura molti ingiusti aggravij del Vescovato di Trento, fù restituito intieramente il Castel di Riva: Bolgiano, che parimente perteneva alla Chiesa Trentina, e molti anni avanti era stato occupato dalli Arciduchi d’Austria, essendo caduto in domino dell’Imperatore, non restava speranza alcuna di ricuperarlo, & sarebbe stata cosa d’huomo senza seno voler tentar la restitutione di quel Castello da Cesare, essendo creduto di Cesare.
Fù dimandato però qualche ricompensa, & in luogo di Bolgiano [Luoghi restituiti al Vescovato.] fù consegnato al Trentino il Castel di Pergine, furon restituite le raggioni delle miniere, & di poter cavar qual si voglia sorte di metallo. Molte altre cose furon impetrate, & spedite dalla destrezza, & fatica del Trentino, qual conosciuto non haver pari nel maneggio de negotij, fù subito per lettere chiamato [Il Trentino vien richiamato alla Corte.] alla Corte Imperiale. Si portava in tutte le speditioni in guisa tale; che d’indi in poi tenendosi più spessi publici Congressi, & Diete in varij luoghi, da quello di Augusta, che avanti la morte di Massimigliano fù l’ultimo celebrato, fino quello, che fù celebrato ultimamente l’anno 1532. nella Città di Ratisbona, volse Cesare fosse presente à tutti, godendo assai sentir gli di lui pareri.
[Il Trentino carissimo à Cesare.] Quindi di conosce quanta stima facesse Carlo del Clesio, huomo veramente di gran giuditio, al qual communicava ogni suo secreto, era l’archivio de suoi più intimi pensieri, non era interesse del qual non fosse il Clesio partecipe, e perciò prohibì trattarsi cosa nel Conseglio, qual prima non fosse col Clesio communicata. Sarebbe temerità voler addure più testimonij della di lui integrità, provata in diversi, & ardui negotij, & auttorizzata dall’inviolabil giuditio del medemo Imperatore; Mercè che l’haveva esperimentato, & conosciuto di tempra fina, impastato della stessa urbanità, piacevolezza, gratia, soavità, & facilità nel trattar quantunque difficili cariche. Più del resto però ammirava, che se ben era dal cielo favorito, & ornato di tante doti, diceva ad