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Libro Decimo. 239

ci vorrebbono persuadere esser meglio conferir l’Imperial Scettro al Francese. Ancorche sappiamo ciò essere alla lor sapienza superfluo, senza altre dichiarationi han da per sè già conosciuto la poca forza di quei argomenti, gli prego però, (& non giudico poter in ciò esser represo, posciache spiego la commandatami commissione,) ridursi à memoria di quanta pregiudicial conseguenza sarebbe l’inalzar un straniero all’auge della dignità Imperiale. Dove sarebbe passaggio l’Imperio transferito da nostri maggiori nella Germania? con qual animo pensate comportarebbono, gli Alemani la perdita di tanta dignità? Non è chi non preveda, che se gli Francesi questa volta conseguiscono l’Imperio giornalmente ci insultaranno facendoci mille oltraggi. Crescerà indicibile la lor potenza, con la involataci Corona de nostri Imperatori. Si scemerà la nostra gloria, e l’antica svanirà del tutto, non sarà più nominata la natione Thedesca, se non forsi in di lei vituperio e scorno. Saremmo da tutti dileggiati, & beffati, havendo volontariamente lasciataci levar di mano la maggior dignità di questo mondo, che è l’Imperio. Non dubbitino punto le loro Altezze, credino pure che ogn’uno ci sgridarà per sciochi, saremo in somma obbrobrio di questo hemispero, il ludibrio di tutta l’Europa.

Ci soprastano anco, quando voleste chiamar all’Imperio un forastiere, commotioni d’armi grandissime, & guerre pernitiose. Gli Germani, che di lor natura son liberi, soliti haver del suo corpo un’Imperatore, voranno con l’armi in mano recuperare la lor pristina libertà. Bisogna avanti ogni cosa haver l’occhio alla pace. Quando la lor sapienza da tutti approvata mi dasse luogo quivi di parlare, direi doversi in questo arduo affare portare l’Altezze loro, in modo che non sijno imputati d’haver voluto stimare più li consigli pericolosi, & pieni d’inganni, che gli chiari, & aperti alli pensieri di pace, & tranquilità, & d’haver temerariamente precipitati voi stessi, & quanto di bene si ritrova nella Germania, d’uno stato tranquillo, in una turbolente, & tempestosa procella. E cosa d’animo grande il prevedere ciò che hà da succedere, & prefigersi quello, che ne hà da seguire. facilmente puosi in tal guisa remediare à sinistri incontri. Confido nella loro prudenza, e mi persuado che operaremo in modo, che non resti occasione di pore doppo la deliberatione, che sono per fare, le mani all’armi per recuperare la perduta libertà. Si devono, se Dio mi aiuti, ribattere gli ambitiosi sfozi de nostri contrarij, qual tentano di metter la Germania in confusione, porla in fationi, spingerla à guerre civili, per poi esser loro gloriosi spettatori de vostri incendij.

Determinate dunque secondo, che potete pensare habbi da resultare in maggior frutto universale, concluderete (e ne son certo) non essendo deliberatione difficile, che si debba elegere Imperatore Carlo d’Austria se però