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Libro Decimo. 235

fortuna. La felicità di questo giovine non dirò, (per non esser condannato per temerario) signoreggi la fortuna, ma se riduremo à memoria il piego, che prese sin dal principio. dobbiamo altresi sperare li futuri eventi parimente felici. Rendetene stessi veridica testimonianza, cosa in battaglia, frà gli Eserciti, & cosa ne publici consigli habbi operato. Come in Mare, & in terra habbi governati gli Eserciti, con quanta felicità gli sijno succeduti nella di lui gioventù gli intenti, quante Città, Provincie, & Regni, secondato dalla fortuna, habbi aquistati. Non havrebbe potuto far tanti, & si mirabili aquisti senza l’ossequio della fortuna. Quindi nacque quella commune massima, à voti di Carlo obediscono gl’Prencipi, rendono tutti gli Christiani volontaria obedienza, gli nemici del nome Christiano lo riveriscono per tema, il Mare lo seconda, & Iddio immortale lo favorisce.

Stupisco si ritrovi alcuno tanto temerario, che habbi ardire il dimandare, e desiderare quello, che Iddio hà di già destinato à Carlo.

Dobbiamo Noi pregar che Sua Divina Maestà perpetuamente prosperi gli di lui voleri, servendo ciò non tanto per inalzar la propria grandezza, quanto per beneficio del publico.

Dunque sarà possibile a questo Prencipe tanto benemerito, chiaro per la nobiltà dei suoi antenati, adobbato d’ogni eccellente virtù, immortalato per tanti prodigiosi fatti, tanto raccomandatovi dall’Avolo Imperatore, nudritto frà confini della vostra Patria, nel cuore della Germania, qual medemi sino dalla pueritia à cose grandi, e sopra naturali con esempi de vostri antenati animaste, habbiate d’antepore un huomo straniero? Riducetevi à memoria come l’Austriaca famiglia con tanta sua lode, per tanti anni governò la Germania, come aumentò gloria à se, & alla patria: Dirò da che comminciarono à governare ci aquistarono più lode, e nome di quello, che riceverono dalli suoi maggiori.

Gli Francesi cosa ci han giovato in Alemagna? non han minimo merito presso di voi, per quale con le vostre voci dobbiate favorirli. Vi potrei ben addure molte offese, & pregiudicij, quando non le voleste più tosto scancellate dalla memoria, che ricordate: Ma e ben cosa difficile portar in patienza l’offese de Francesi, quali gabbati gli Tedeschi, con mille frodi si sono di già impadroniti de voleri di molti, e come che sono nostri contrarij ci habbin machinati milla ingani. Sarà possibile gli Tedeschi restino da frodi, e machinationi delusi. Gli ingegni Germani non puono esser d’aguato alcuno sorpresi. Quelli che non vagliano esser superati dalle forze dell’armi temerano gli minacevoli contrasti, & pungenti occasioni? Gli Alemani non temono il ferro, la fronte de nemici, & si lasciarono atterire da minacievoli parole? Ci contrastano in diverse guise gli Francesi per arrivar alli loro disegni, per conseguire l’Imperio, à noi tocca star sodi, impiegar ogni sapere, & pote-