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232 Delle Croniche di Trento

di quella primiera temperanza, et astinenza, circa le cose temporali de popoli, che gionto pareva quel felice, & fortunato tempo, in cui risplendendo à quelle nationi gli raggi dell’Austriaca famiglia s’havrebbon eletto d’essere in cotal astinenza governati più tosto, che medemi governare altri. Non vorei valorosissimi Prencipi daste orecchie à chi cercan intorbidare le vostre deliberationi, nè si dicesse questi haver prevalluto, e che non siano statte le vostre Eccellenze gli Elettori, sù unitamente, & con giustissimo decretto dichiarate Imperatore il vostro Carlo Austriaco, in cui annidano tante, & si eggregie virtù, non date occasione alli nemici della vostra patria di burlarsi poi di voi, fatte conoscere à quelli, che con tanta temerità preferiscono il Francese à Carlo, la vostra auttorità sola doversi in questo Concistoro rivenire, & obedire. Ciò decretando vi pottee gloriare d’haver data, & mantenuta la degnità Imperiale, & d’esser stati auttori della publica salute, fatte ciò sentire, con lieti, & publici gridi: che se non vorete abbracciar così sani consigli, ma elegger, & assumer all’Imperio un’huomo avido, & intemperato, vi conciliarete meritamente l’odio d’ogn’uno.

Habbiamo per traditione de nostri Antichi, che furono alcuni tanto incontinenti, intemperati, & ingordi, che non si trovò Tempio tanto Religioso, qual con la lor cupidigine non profanassero, ne Città tanto santa, che non rovinassero, ne casa tanto forte, qual non espugnassero. Spogliarono le riche Città, dishonorarono gli popoli, & arrichiti a danni de compagni; dalla rovina, è strage de proprij amici, reportarono le lor vittorie. Quando non vogliate elegere alcuno di questa conditione, è necessario elegiatte Carlo, questo non hà pari nella continenza, gli nostri tempi non godono un simile nella temperanza, egli cerca la sua gloria non dalla rovina de popoli à quali si deve procurar la salute, non stima lode satiar la libidine propria, con l’altrui perdita, manco il levar quello, che la legge della temperanza insegna, & commanda doversi lasciare.

Se questo crearete Imperatore, havrete fatto à giuditio universale, quanto si conviene alla vostra integrità, & conforme alla aspettatione de tutti, imperoche essendo Imperator Carlo, e ardisco giurarlo parmi vi potiate promettere, che non sentirete sangue sparso de poveri innocenti, pianti delle Città, ne meno lamenti de confederati. Se anco elegeste uno, che à voi habile paresse per diffendervi dalli nemici, e per esterminare grossi Eserciti, se questo parimente dal danaro, dalle moglie, dalli figlioli, & altri danni delli amici non ritiri la mano, reprimi l’occhio, & il persiero, non sarà almeno si forsenato giudichi costui buono per l’Imperio.

E per ciò Carlo da tutti è bramato, da tutti dimandato, perche non procura la sua grandezza dalla rovina de paesi, ma solo dalle proprie virtù. Sono per allegrasi (sapientissimi Prencipi) in eccesso le nationi confederate