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228 | Delle Croniche di Trento |
publico giustitia, in ogni affarre prudenza, solo sostiene la carica, & cura delle cose private, & publiche. Sono queste cose argomenti d’animo codardo? d’huomo timido, et neghitoso, queste navigationi, questi pericoli, queste squadre militari, questi consegli da Senatore provetto, argomentano per aventura un Prencipe di niun valore, indotto, et inutile alla Republica ò pur una franchigine un spirito svegliato, un giovine coragioso; che con la grandezza del suo animo sij per superare qual si voglia ardua difficoltà? Conosciuta, che hebbero gli pensieri, & consigli di Carlo non meno di prudenza, che d’humanità, & piacevolezza ripieni, fù acclamato lor Prencipe, l’unico che nell’esser honorato stimavasi la gravità Spagnola ben impiegata, & solo potersi adequare in suggeto di tanto merito: quanto esso stima bene, tanto vien esequito, godono sentendosi commandati da si virtuosissimo Prencipe, non fanno minima repugnanza, si riconoscono da lui cavati d’un abisso di torbolenze, & restituiti ad una perfetta tranquilità, reputansi felici, & beati, per haver un Re di tanta eccellenza, così celebre, di virtù, è tanto emminente, concessoli per gratia speciale del Cielo, sij stato assonto, al governo delle Provincie di Spagna, & al Scettro di tutti quelli Regni; & quanto di bene hora godono (cosa non ordinaria di quella natione) tutto alla bontà, prudenza, & virtù di Carlo, non al proprio sapere, manco alla liberalità della fortuna attribuiscono, si che tutti paiono intenti à desiderare, & conservare l’incolumità del Re loro, certi ogni prosperità, & ogni loro bene dipendere dalla vita di quello, che non hà cosa più à cuore del publico buon governo, stimando questo la sola strada per condursi ad una immortal gloria; Qual intoppo dunque ò qual difficoltà può ingombrare l’animo di chi si sij, acciò non confessi per queste cose Carlo colmo di gloria, espressamente avanzare qual si voglia de nostri tempi in meriti, & virtù, che si ricercano in buono, & ottimo Imperatore, & in chi vuol havere il supremo scettro, cioè la scienza nell’arte Militare, il valore, l’auttorità, la felicità, e fortuna?
Chi potrà addurne uno, che l’avanzi in scienza? non sarà mai con buon giudicio in ciò alcuno stimato superiore, pur che con l’intelletto diligentemente consideri l’eggreggij fatti di Carlo, et con quali consigli, vie, et mezzi habbi il tutto felicemente ridotto à fine. Eh che non è maraviglia, fù egli arlievo, e soldato del glorioso Massimiliano, qual parimente nella sua gioventù resse grand’Eserciti, sostenendo la carica di Capitano Generale, si che apprese la disciplina del guerreggiare, da chi nelli medemi anni scorse la stessa fortuna, non si ritrova hormai sorte di battaglie ancorche varie sijno, in cui perfetamente non sia esercitato. Incontrò esso intrepidamente nelli anni della pueritia più pericoli, per il ben publico, che non havrebbe fatto nel pieno corso di sua vita un privato soldato.