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212 | Delle Croniche di Trento |
il popolo Trentino, che cosi pertinacemente contrastargli. Non dubito deporrà quell'animo mal'affetto, volendo ridursi à memoria, che il Vescovo è constituito publico censore delli costumi, & ritti Christiani. Col rivolgersi parimente nell'animo l'antica nostra intima, & cara amicitia. Sa bene, che per farmi conoscere tale non tralasciai congiontura, ne occasione d'adoprarmi con ogni spirito in di lei servitio; Desidero, & vivo sicuro, che da si gioconda memoria, & da vincendevoli passate demostrationi radolcita, dessisterà dalle concepute imaginationi, & propositi, & sbandito il rancore ristituirà il luogo alla pristina benevolenza, & reciproco amore.
Finalmente con ogni attentione consideri, & preveda quanti pericoli soprastano. Quante accesse facelle di rancori, & odij sijno per nodrire, & fomentare gli alterati petti de nostri sudditti, quando à tempo non porgeremo congruente remedio. Non mi può cader in fantasia, che un Prelato par suo non si pieghi, abbracciando con lieto animo quelle cose, che ci condurano ad una publica pace, concordia, & corrispondenza fra di noi, già dalle fascie cordiali amici: non deponghi la prego ogni alteratione d'animo contro un suo si fedel amico. Concludo, che quando si compiacerà à dar orecchie à chi lo consiglia conforme il giusto, col haver dal canto suo riguardo al ben privato, & de sudditi, ne havrà sempre con gli miei Trentini à suo piacere pronto, in qual si voglia cosa, potesse essere di suo servitio. Et l'assicuro della mia illibata pristina amicitia, qual dal canto mio conservarò constante fino all'ultimo spirito.
Mà scorgendo il Trentino, che l'imbasciate, & lettere non sortivano alcun buon effetto, & che tutti gli tentativi riuscivano vani, presupponendo troppo di se stesso quello di Pressanone, si risolse ultimamente, & giudicò necessario, & conforme l'equità atterirlo alquanto più di quello havrebbe voluto; avvenga, che non gli era impossibile l'abbatterlo con le forze: in questo fatto però havrebe maggiormente fomentato l'invidia, & il dolore dell'avversario, che aquistata à se stesso gloria, massime havendo intesi gl'improperij, e qualmente trasparlava di lui ne publici congressi. Non stimò ad ogni modo necessaria la forza, ne giudicò bene assalirlo con armata, ne men gli dittava la raggione, & ben publico ributtare l'adunato (ancorche in sua rovina), & apparato nemico, come pareva ne richiedesse l'urgenza, con l'armi. Concluse essere bastevoli le forze della prudenza, è destrezza: & con consegli, che procedono d'una non offuscata raggione, doversi terminare quelli litigij.
Dunque fù necessitato far ricorso all'unico di lui reffugio, dar di mano alla vibrante spada della sua eloquenza, con cui davagli