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208 | Delle Croniche di Trento |
vano, dal Vescovo, & ridendo gli rappresentarono il caso, lamentandosi, che non s'havesse havuto riguardo alla riverenza dovutagli, che la liberalità del Prencipe gl'haveva promesso vino, & gli haveva dato acqua. Replicavano la burla, & narando quanto in quel spavento per ingano delli huomini havevano perso, gli promettevano la vicenda, verrà ancor tempo (dicevano) che quelli parimente saranno occasione, & materia alle donne di ridere, questa fiata è toccata à noi, non rideranno sempre à danno delle povere donne, cangiarano certo (se mai potremo) riso, poi rideranno anco di se stessi.
Con queste vivande, & apparati, de quali molti tralasciamo a posta, per non essere tediosi fù celebrato il Convitto, da quel sapientissimo Prencipe, al qual non mancò una moderata, & benigna allegrezza, ne fù isbandita la severità di Catone.
Levate le mense, rimessero, & acconciarono le candele, che già finivano, acciò le dense, & lucide fiame fossero in vece de lucentissime stelle. Quindi hora al suono dolce, e soave de flauti, hora à quallo d'altri di maggior armonia, conforme l'uso del paese, vicendevolmente ballavano. Cosi tutti non men colmi, che pieni d'allegrezza, andavano in simili trastulli consumanando la notte.
Finiti gli suoni, canti, & balli, tutti s'assisero, & eccoti comparisce, & vedonsi uscire gli Buffoni, quali con le lor pazzie provocavano gli circostanti à riso. Poi si vedevano chiamati da diverse [Diversi spetacoli.] parti Giocolatori, o Ciarlatani, quali a gara, & à contesa facevano stravedere, alcuni parlando in lingua rusticana rappresentavano ridicolosi costumi, altri fingevano burlevoli duelli, altri mascherati hor si riversavano, & volgevano per terra scambievolmente percotendosi con scarpe, fatte di grosso corame, hor con vicendevoli corsi, fingendo la fuga, si travagliavano, & perseguitavansi per il cortile, pestandosi le pelli di Bue, che havevano aggiustate alla schena, & facendo ribombare le percosse concitavano tutti al riso. Si ritrovarono, chi agili, & snelli nel saltare, si buttavano in aria riducendosi, piegate le ginocchia, in figura circolare. Sarebbe troppo il voler minuttamente scrivere le particolarità: l'allegrezza commune, & gli presaggi con cui fù celebrato quel giorno.
Durarono questi publici conviti del Vescovo per alcuni giorni, restando sempre in questo mentre spalancate le porte del Castello; Si faceano tutti quelli giorni Comedie, ne quali si rappresen-