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Libro Nono. 205

letto, mente, & anima, insegnando il mondo essere un’animale intellettuale, gli privati animali Divini, affermando però esser cosa sovrahumana, & difficile l’indagar l’artefice, & padre di queste mirabili opere. Similmente asserendo esser il tempo stato fatto nel medemo punto del Cielo, ma il Sole, la Luna, & gli altri cinque pianetti à distinguere il numero, & misura del tempo, quali girano in diverse sfere, posa la Luna nella prima sopra la terra, nella seconda il Sole. Mà perche giudicava senza la generatione de mortali il mondo imperfetto, creò l’huomo qual havesse sopra la terra il primo luogo, & sopraintendenza frà gli altri animali, seguisse la giustitia, & rendesse alli superi gli convenevoli sacrificij, & honori, volse che il corpo gli fosse obediente condutiero, & instromento ad ogni moto, & attione dell’anima. Mentre andavano cosi stupendosi, contemplando l’alto, & divino ingegno di Platone, lo preferirono à tutti, & gli giudicarono l’applauso, conclusero non haver potuto tanto alto penetrare gli altri Filosofi.

In questo discorso un certo bel ingegno, & studioso dell’Aritmetica cominciò in tal guisa à proporre dubij di quell’arte. Mi pare (disse) molto difficile quello, che ci fù da esso lasciato in scritto in materia de numeri, del medemo parere parve fosse anco Marco Tulio, qual volendo asserire qualche negotio arduo, soleva dire essere più difficile delli numeri di Platone: questa narrativa non era di parole superflue, ne tediosa, ma elegante, gratiosa, gioconda, che à pieno sodisfaceva alla curiosità, & desiderio delli auditori, rapiva tutti, da tutti era ascoltato con grand’attentione, & applauso, eccitava ciascuno à spiegare, & esporre quanto in ciò sapeva, mentre gli altri godevano, & satiavano quella lor ansietà. Non si sentivano in quelle allegrezze, in quel Convitto adulationi, ne doppiezze, manco parole pungenti, & mordaci: ma solo erano proposte quelle cose, che più participavano di gentilezza, & cortesia, che di tristezza, & conturbatione, acciò in guisa di sdentata fiera più piacevolmente mordessero, parlavano solo, & trattavano di cose, che potessero apportar piacevolezza al Convitto.

Mentre cosi gli convitati più attendevano à pascere l’animo con virtuosi raggionamenti, che il corpo con cibi. Alcuni giovani de più nobili si vedevano coronati, & in habito succinto, con mirabil prestezza, & agilità discorere per quelle mense, somministrando, chi vivande, & chi le bevande, ciascuno pronto, sen-