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Libro Nono. 203

haveresti giudicato da un latto starsi la superbia, & contumace continenza, dall'altro la gratiosa, & gentil appetenzza.

Mà acciò le mense non fossero al tutto mutole, & in profondo silentio, non manco dilettando l'opportunità del discorso, & [Diversi raggionamenti nella Cena.] raggionamenti convenevoli, che la dolcezza del bere, comminciarono parlarsi l'un l'altro. Non si formavano però parole, che concernenti fatti eggregij, che attinenti ad opere heroiche. Chi taceva non era provocato con immoderata, & tediosa loquacità, ò con moti satirici, ma piacevolmente con grate dimande era invitato al parlare; Ciascuno che era provocato al dire godea far palese la sua dottrina, che questo specialmente mostrava certa apparenza di gloria. Altri narravano esser altre volte stati con gran piacevolezza accolti dall'Imperator Massimigliano, altri essere passati senza nocumento per mezzo dell'armate, altri commemoravano qualche particolare felicità de suoi amici. Molti trattavano con maggior diletto gli giri delle Selve, gli corsi de Cani, accidenti delle caccie, attestando esser state inventate per diporto de personaggi grandi. Non mancavano chi preferivano gli studij delle lettere all'arte militare, altri che contendevano la sola Religion Christiana esser degna della coltura Divina, & il Vescovo nella Chiesa essere come publico correttore, & reformatore de costumi, si che è chiaro desiderare cosa degna, buona, & santa, chi desidera tal carica, il soprastante però dover essere prudente, & savio nelle cose Sacre ne convenirsi che egli si mostri avido d'oro, perche la virtù sempre fù contraria al denaro. Gli pratici de governi, & quelli, che molto tempo ressero le Città, parlavano delle amministrationi di quelli, diceano esser gran bella cosa il far leggi, & però difficile per esser buona; imperoche è di maggior conseguenza, & è delitto più grave l'errare nel formare leggi, che l'uccidere un'huomo, & essendo diverse sorti di Republiche, quella si può con verità chiamar, & reputar beata, che vien governata da Prencipe prudente, & savio. Non può alcuna Città, Provincia, ò Publico mai haver pace, ò riposto sino, che habbin conseguita la sopraintendenza, & governo, huomini amatori delle virtù, & sapienti. Gli mendaci, & nemici delle virtù doversi vituperosamente come membri putrdi inutili, & monchi scacciare dal publico commercio, non ritrovarsi per natura cosa più famigliare, & congionta alla sapienza della verità; Non potendo seco ammettere alcun'ombra di buggia. Non manco inutili al ben publico, & saggi governi sono gli Filosofi, quali tutti s'impiegano nell'inda-