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188 | Delle Croniche di Trento |
mo, che la buona fama era opportuno strale per la retta amministratione, & governo mai sprezzò gli giuditij de buoni, ne anco de persone d'infima conditione, acciò dall'una non paresse arrogante, proprio della superbia, & dall'altra parte non fusse stimato dissoluto, parto della negligenza.
[Bernardo da tutti desiderato] Per queste cause era talmente da tutti bramato, che (come vien detto) alcuni prevenuti dalla morte morirono volontieri solo con la memoria, che sopravivesse Bernardo il Clesio, la cui vita con tanto affetto havevano bramata. Sarà per aventura chi suspetarà questa esser mia inventione, & cosa finta dal mio capritio, ma dimandino quelli, che furon presenti à quanto io racconto, ancor sopraviventi, quali fedelmente ci raccontarono alcune delle cose narrate. In breve spatio di tempo si guadagnò tanto amore, favore, & benevolenza appresso tutti, che quanto volse, & desiderò tutto conforme il suo desiderio, & volere ottene. L'aiutò non poco la gratia, & gentilezza de costumi, & che molto costringe gli animi de mortali un certo tal occulto stimolo, & forza d'amabil virtù, obedendolo di continuo, & compiacendolo la fortuna, qual sempre hebbe favorevole spalleggiandolo etiandio con dolci amplessi in ogni di lui attione.
Onde essendo chiaro esser egli grandemente amato da Cittadini, & studiosi di quell'università, il dubbio solo versava chi più ardentemente gli portasse affetto, gareggiavano nel fargli honore ambe le parti, publicamente volevano fosse riverito quello, che privatamente tanto amavano, & quello, che conoscevano superiore d'ingegno, & diligenza, volevano apparesse chiaro, & conspicuo per dignità. S'astene sempre dall honori, & pertinacemente recusò quellli, che la Città spontaneamente gli offeriva. Sforzato accettò si fatte cariche alle quale fù assonto, contra il volere, & al dispetto della nemica natione Francese, chiamato da quella celeberima università, e congregatione de' Scolari.
[Che uffici & magistrati.] Trè anni hebbe il Magistrato, qual chiamano Sindicato, dignità vicina al Rettore. Prese per la natione Allemana l'officio di Procuratore. Alcune fiate hebbe publicamente la sopraintendenza in vece del Rettore, quali dignità resse con tanta gratia, & gusto universale, che una volta entrando in quella scola, & università tanto numerosa, & florida di moltitudine de soggetti letterati, che attendevano alle stesse audienze, sotto gli medemi professori, più volte tutti si levarono, & con fauste acclamationi facevano ribombare tutto il Gimnasio di viva il Clesio.