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Libro Ottavo. | 185 |
da Dio fù data all’huomo per aquisto delle cose immortali, essalate. Giudicava cosa vergognosa contentarsi di cose ordinarie, non contentarsi un animo generoso di starsene alla radice, ma altresì asprirare sempre mai à cose alte, alle somità, all’auge, & gradi primarij delle virtù. Quindi sfugiva come morbo contagioso quelli, che conosceva inutili, & poco habili per gli suoi disegni, gli dissoluti, & che potevano con la loro conversatione corromperlo gli sbandì irrevocabilmente dalle sue porte. Temeva sempre non dover soggiacere all’infamia d’huomini infami, & vituperosi. Stimava, & reputava assai in quelli primi anni esser lontano, non solo da qual si voglia mancamento, & difetto, ma d’ogni ombra, & sospetione d’iniquità, & d’animo men regolato, qual alle volte suole per minimo inditio spuntare, quando abbrazzano le conversationi de perversi. Perche non si può giudicare alcun sicuro, & franco stando vicino al pericolo.
All’incontro reneva di certo, quando s’havesse legato, & obligato ad huomini virtuosi, & temperati, sempre in meglio havrebbe approfitato nel ben vivere, & augumento delle virtù, per questo impiegò ogni industria, & potere per conversare con gli soli Cattoni, & far la sua vita con gli letterati, & persone di buona fama, & costumi: Teneva radicato nella mente, che come restano colorati quelli, che caminano sotto il Sole, cosi chi vive con gli buoni partecipa della loro bontà, e s’accomuna le loro buone qualità, e lodevoli costumi. Perloche si mantenè limpido, & innocente in quella nobilissima Città, ove fioriscono gli studij delle buone scienze, riverì, & osservò ciascuno dotto, & virtuoso, ma principalmente seguitò sempre Filippo Beroaldo, & Giovanni Campeggio, di questi si servì senza punto errare, certo portar l’uno frà gli altri Oratori la palma, l’altro nella peritia delle leggi civili, & canoniche non haver pari in quel tempo.
Ascoltò parimente Lodovico Gozadino, huomo anco alla nostra età di gran fama, qual mercè alla sua eccellente dottrina, gl’anni passati fù eletto Senator di Bologna.
Per qualche tempo s’esercitò ne studij sotto la disciplina d’Augustino Beroo eccellentissimo nella legge Pontificia, voglian ò dire ò canonica, di modo, che mai, contra l’uso, & instinto di quella età neghitoso lasciò passar momento di tempo infrutuosamente. Pienamente conseguì in tal modo, quanto prima haveva nell’animo suo proposto, & ansiosamente desiderato.
Arrivò in breve all’equalità de peritissimi soggetti di quel tem-