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Libro Settimo. 167

nostro Governatore, rendi traditore, manigoldo la salute à Veronesi, il Vescovo à Trentini, restituisci infame, scelerato l’unico consultore, & Senatore à Cesare. S’aggiunse alli eccessivi, & amorosi pianti de Cittadini il favore, & aiuto delli estranei.

Vien detto che gli medemi Veneti, & altri popoli, quali havevano la guerra con Alemani, mentre si preparavano le convenevoli esequie à quel campione, facessero tregua, esprimendo in tal guisa quanto rincrescesse la morte di Giorgio alli stessi contrarij, dimostrando in tal atto essergli commune il dolore della morte di quel Prelato con Venetiani, &: Veronesi in guisa, che mercè alle di lui virtù ben si vedeva apportar Giorgio abbondantissima utilità alla Republica, poiche anco doppò la sua morte, fù causa di tregua.

[Benevolenza de Trentini verso il loro Vescovo] Gli Trentini subito intesa la di lui indispositione, si diedero à divotioni, voti, & altre opere pie per la di lui salute, restò attonita la Città intesa nova cosi infausta, non tralasciavan occasione ancorche minima per intendere il stato del lor Prelato, non trascuravano cosa potesse essere in salute del lor Vescovo. Non mancarono punto in rendere certa testimonianza del lor buon animo, & diligenza per la salute del lor Pastore. Mentre cosi stavano attendendo nuove stafette, senza sapersi delli auttori, si sparse fama del meglioramento del Prencipe loro, si sentivano per tutta la Città voci d’allegezza, e di giubilo. Trento (dicevano) e salvo non è che dubitare, e salva la patria, Giorgio è risanato tanto ci basta. Ma poi essendo (mentre manco vi pensavano) giunta la vera nuova della di lui morte, non fù possibile poter moderare gli pianti publici, per tutto risonava la Città per il gran cordoglio di chi si lamentavano, per ogni contrada si sentivan voci di querelle, & di lamenti, tutti piangevano il lor Prelato, ciascuno si lagnava haver perso il proprio padre, mandavano al Cielo dolorosi sospiri: Non si vide mai madre in maggior guai per la morte di caro figlio, davano nelli eccessi, gridavano doversi (già che al Cielo era piaciuto levargli si fido Pastore) spianare le Chiese, essere vano, & superfluo far voti à Santi, non hanno (dicevano) più cura delle cose humane, e trasportati dal dolore, non scorgendo la Divina providenza già havergli proveduto d’uguale suggetto almeno (stranamente acciecati) soggiongeano gli loro Altari doversi distrugere, gridavano forsenati, non han voluto esaudirci per la salute del nostro Giorgio, non han voluto lasciarcelo, vivo, mentre c’era tanto necessario nelle presenti calamità. Passò quel ardore, mittigò quel cordoglio la ferma speranza del sucessore, persuadendosi ogn’uno in