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Libro Settimo. 157

tesse succedere pressidiò il Castello con duplicati presidij, facendo in oltre con gran diligenza, che fossero in pronto tutte le cose necessarie per resistere à qual si voglia improviso assalto, distribuì per tutta la Provincia gente armata, & caso, che accadessero successi più aspri, commandò stassero tutti pronti à qual si voglia accidente, e che conforme richiederebbe il bisogno, ad opportuna occasione medemi assaliscano l’inimico, ò assaliti in ogni modo vedino di ributarlo, prohibendo con tutto il sforzo possibile le scorrerie: hor stimulava, à sdegno contro l’inimico, hor con premij infiamava gli lor cuori, destinate poscia, & deposte le guardie per le mura, fece scielta d’altri, quali avessero in custodia le porte, & la piazza. Altri fece soprastanti alle vettovaglie, della quale volse fra l’altre cose s’havesse la principal cura, acciò la Città per l’avennire godesse maggior comodità di grano. Volse parimente altri fornissero botteghe di ferro, altri buttassero balle di piombo, & altri facessero carri per condure gli Canoni, ò Artigliarie.

Finalmente messe in ordinanza tutta la Città, non tralasciando cosa si potesse desiderare ad apparato militare, necessario per diffender la Republica. Nelle squadre poi gli Alemani transcurati si davano licentiosamente à giuochi, & crapule confidati nella difesa delle fortissime muraglie. Basta bene dicevano stijno vigilanti quelli, che tengono in presidio il Castello della Pietra, & che d’alto vadin spiando gli andamenti del nemico, quando vogliamo potiamo noi ritornare à casa nostra. Publicamente mormoravano, & si lamentavano, che gli Trentini, anch’essi Italiani, nemici capitali della natione Thedesca, stavano con grande desiderio attendendo la vittoria de Venetiani, che di ciò n’havevano con essi loro tenute secrete pratiche, che haveano per ordine frà di loro machinato, che haveano empita la Città di gente armata per condure in rete gl’Alemani, & dargli in preda de Veneti, acciò fossero da quelli trucidati, che gli Venetiani venivano à suoi disegni, volendo gli Trentini, che patischino gran penuria di vitovaglie, che cosi stretto, & poco fertile paese non era sufficiente per mantenere tanti Eserciti, esser cosa molto malagevole, & difficile il condure da lontani paesi il vivere per tanta gente, che Cesare non vi haveva ben pensato nel prender la guerra in diffesa de Trentini, mà che peggio assai facevano medemi dandosi per gli nemici in preda de nemici: Che un Esercito Germano tanto florido stava giorno, & notte in campagna per diffesa della Città di Trento, sottoposto più alli inganni de proprij, che de forastieri: doversi conclude-