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148 | Delle Croniche di Trento |
Mentre con maravigliosa virtù, & forza, d’ogni parte travagliavano l’inimico, parte col ferro, ne tagliano à pezzi, parte nella fuga conculcati, calpestano. S’aggiunse anco alla compita disgratia, è via più infelice successo de nemici, che ’l Fiume opposto alla schiena, stringeva, & scacciava à furia gli poveri Venetiani, si che intepidita alquanto la fuga, alcuni vituperosamente gitando l’armi, si precipitavano, accecati dalla confusione nell’acqua, altri mentre si fermavano alla rippa, sopragiunti da Trentini vi lasciavano sforzatamente la testa, imperoche in luogo tanto angusto, & stretto, ove non si poteva allargare l’Esercito Italiano, ne la forza di quello poteva esser vista, ò conosciuta, venivano à guisa di pecore, nel macello, trucidati, ò pure precipitosamente spinti à schiere nel Fiume.
[Roberto Sanseverino vinto in battaglia.] All’hora Roberto Sanseverino (al quale toccava il provedere in si urgente bisogno di remedio, come quello, che era supremo Generale dell’Esercito, mentre s’affatticava in tanto disordine, e si gran pericolo di riunire li soldati, e con esortationi rimettere il campo, rivocando dalla fuga le squadre) urtato dalla calca de proprij soldati, quali non potevano sostenere l’impeto delli Alemani, fù spinto col cavallo nell’acqua, la dove, fù dalla profondità del Fiume assorto, restando in quella guisa, insieme con gli suoi soldati, miseramente anegato. Guido Rubeo, Capitano, havendo al lungo esperimentata la dubbiosa fortuna della guerra, vedendo, che gli soldati gettate l’armi, fugivano, & che persa ogni speraza di salute à schiere trabbocavano in l’Adice, si ritirò, nuotando, con parte della Cavallaria in un’Isoletta, fatta dal medemo Fiume. Mà mancandogli ogni sorte di vittovaglia, & scorgendosi assiediato d’ogni parte, si che gli conveniva morirsene di fame, ò darsi con infami conditioni in potere de nemici, se con qualche militar stratagema, & astutia non provedeva alla sua salute, subito comminciò à trattare di rendersi, affaticandosi in tal guisa di consumar il giorno schernendo, & pascendo gl’Alemani di speranza. Essendo stato in questa maniera sotto l’armi longo tempo, già stanco, & lasso, circa la mezza note (parendogli quell’hora à proposito per gabare l’inimico) superato il Fiume, non havendolo i Trentini per la data fede in sospetto, libero, si diede alla fuga. Con tal giovevole, & utile esempio, insegnò Uldarico, che con poca gente mise in fuga, & superò un poderoso Esercito; in battaglia poter più le forze dell’animo, di quelle del corpo, & la guerra deversi fare più con prudenza, &