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Libro Sesto. 119

delli Santi Apostoli Pietro, & Paulo, le Chiese gli Altari, & parimente le Reliquie d’altri Santi. Si può anco bacciar gli piedi al Sommo Pontefice.

Fù oltre à ciò circa questo tempo dato raguaglio à Roma del Martirio di San Simone Martire Innocente Trentino, dal qual la Città di Trento restò non poco nobilitata, il che acciò sij più chiaro lo narraremo da capo.

Simone nacque de parenti bassi in Trento. Il padre si chiamava Andrea, questo esercitava l’arte di Calegaro, hebbe cotesto figliolo, di Maria sua moglie, era la sua Casa nella contrada qual conduce dalla Porta dell’Adice, Fiumie, al Castello, Sede Episcopale, qual per altro nome vien detto il Fossato. Alla sinistra di quella, per andare in Castello, erano le case habitate dalli Hebrei, havevano trè famiglie, gli capi erano, Angelo, Tobia, & Samuele. Con Samuele viveua familiarmente in casa un tal vecchio rozzo, haveva costui gli capelli rabuffati, la barba bassa, e nomavasi Moisè. Al quale tanto attribuivano, & si l’inalzavano gli altri Hebrei, che dicevano, essere da Dio donato del spirito Profetico, Et saper egli il giorno, & l’hora prefissa, quando sarebbe venuto & nato (come falsamente aspetano) il Messia. S’era approssimato il tempo della Settimana, qual noi chiamiamo Santa, & veneriamo, per rappresentarsi in quella gli misterij della Santissima passione del nostro vero Messia, Christo benedetto. Gli maledetti Hebrei, quali niuno mai potrà à bastanza vituperare, gli 25. Marzo che fù Martedì Santo l’anno 1475, convenero in casa di Samuele, nella quale era la loro Sinagoga, & Chiesa per vedere, & contemplare conforme il lor costume, l’Agnel Pasquale, qual quel giorno gli era stato portato vino, da Levico, Borgo discosto da Pergine cinque miglia. Mentre frà di loro discorrono di varij, & diversi negotij. Angelo guardando d’intorno, disse, in questa nostra Pasqua, ò (come lor dicono) parasceve, habbiamo in abbondanza Carne, & Pesce, ci manca una sol cosa. Al che, dicesi, rispondesse Samuele, e che cosa ci manca ? quello voltando gli occhi tacqu, à tal voce però tutti ponendo il lor pensiero si guardavano l’un l’altro, & tacitamente frà se medemi considerando l’oratione di Angelo, venero in cognitione, haver esso volsuto parlare, & significare doversi una vitima Christiana imolare, & sacrificare. [Martirio di S. Simone.] All’hora senza tardanza comminciarono à consigliare una malvagità si crudele, cioè come potesse capitargli alle mani un fanciullo Christiano, per trucidarlo. Sono eglino sempre