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112 | Delle Croniche di Trento |
alla medesima, dalla quale poco fà eramo usciti. Dunque Giorgio aggiustati gli negotij, conseguì il Vescovato Trentino. Fece molte core degne di buon Prencipe, quali sono di già pervenute alla nostra memoria. Era di picciola stattura, d’animo sopra le di lui corporali forze grande, fortificò con propugnacoli, & meze lune, fatte di pietre vive, à scarpello, il Castello de buon Consiglio (cosi vien detta quella Rocca) superò Castel Beseno, reputato da tutti inespugnabile, situato nel riverscio d’un Colle, riducendolo sotto la giurisditione, prese per forza il Borgo dalla Pietra rifarci da fondamenti Castel Corredo in Val di Non. Lasciò à successori quantità di tappezzarie, vasi d’Argento, & molti altti ornamenti della Chiesa. Favorì sempre gli buoni, & humili, & conforme il costume Romano preseguitò, & vinse gli superbi, scacciò, mortificò, & castigò severamente gli di lui emuli, mostrò la fronte à ribelli della Chiesa, di modo che quelli ch’hebbero ardire di provocare, & travagliare con temerarie offese la dignità Ecclesiastica restarono con condegni pene castigati, & con gravissime corretioni ripresi, diffese sempre con ogni diligenza, & fatica la Republica. Scacciò, & tenè lontani da suoi confini gli nemici, si che tutti lo predicavano Beato in terra, ancorche avanti si debba attendere il successo dell’ultimi giorni, essendo la fortuna instabile. Ne habbiamo documento da questo buon Prelato, qual era stato portato fino alla cima delle prosperità, forsi per farlo più miseramente cadere. Non bisogna cantar la vittoria avanti la battaglia.
Fù per frode de suoi favoriti tradito, per l’insidie principalmente di quelli, quali con immortali beneficij s’havea obligati, venne gabato, & inganato, da quelli, à cui havea confidati tutti gli suoi secreti, & la vita stessa si che lo dierono nelle mani de Cittadini perversi, quali prima occultamente, poi alla scoperta si ribellarono. [Il Vesc. và à salvarsi à Bolzan.] Il buon Prencipe, batuto da si pestifera, & crudele fatione, fuggì dalla sua Città a Bolzano, ove visse due anni in Esilio.
In questo mentre, Sigismondo Arciduca d’Austria, con somma prudenza, & inviolata fede gouernò la Città comessagli dal buon Prelato, governando il Vescovo solo in absenza. Sono chi affermano, che il Vescovo perseguitato da suoi non havesse commessa spontaneamente la Città à quel Arciduca, ne quello à preghiere d’alcuno havesse ricevuta in se tl carica, ma ingordo di ampliar gli suoi confini, servitosi dell’occasione delli odij civili, & dell’assenza del Vescovo, per forza d’armi, si fosse, con improviso assalto impadronito della Città. Dobbiamo però seguire il