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Libro Quinto. 107

All’hora il buon Pastore, sollecito per la sua Chiesa, & acciò una volta restasse libera dalle mani del nemico, & confusa la ostinatione dell’Austriaco, invocò il brazzo secolare dall’Imperatore, quindi publicato l’Imperial Editto, fù l’Arciduca bandito, & gli suoi haveri confiscati. All’hora gli Sguizzeri entrarono nelli di lui Stati hereditarij, s’impadronirono à forza d’armi dell’Ergaudia, & Turgaudia, quali anco al giorno d’hoggi possedono.

Scorgendo l’Arciduca mentre era assai occupato a danneggiare l’altrui, pericolare gli propri Stati, venne à trattati di pace con li Trentini, onde d’accordo fù remessa la causa sommariamente ad Ernesto, & Alberto Arciduchi d’Austria, qual sentenzia sortisse in tante difficultà, non si ritrova scritto, questo solo habbiam letto essere Giorgio Vescovo ritornato alla sua Chiesa. Però fù preso la terza volta, & morto di veneno nel Castello di Spor. Non ostante tante contrarietà, & miserie visse ad ogni modo (benche vita misèrabile) nel Vescovato, in tanti affani, & angustie, & governò la sua Chiesa con animo intrepido, senza mai voler renonciare, hora residendo nella Città, hora prigione, hora bandito il spatio d’anni 24. finalmente morì, & fù sepolto nella Chiesa di San Vigilio. [Gran sofferenza del Vescovo.] In questo Prelato frà l’altre sue prerogative, che in esso risplenderono, principalmente vien lodata la sua costanza, pazienza, & grandezza d’animo, da quale circondato come da fortissimmo muro, mai si perdè d’animo, manco la fortuna, nemica capitale della virtù mai puote, con tante aversità abbattere quella fortezza d’animo, tanto alto, & generoso, perloche resta chiaro una tal fortezza, & constanza di quel Prelato, essere provenuta non da industria, o naturalezza, ma da Dio stesso, dal cui volere in tanti travagli mai si scostò, al quale, poi consecrò una Croce d’Argento, intagliata delle sue insegne, & armi, hora conservata nella Parochiale di Flavone Villa di Val di Non, & tenuta (come intendiamo) da quelli Popoli in gran veneratione.

[Giovanni d’Isnia.] A questo buon Vescouo successe nella Catedra Trentina Giovanni Isnina Moravo, in quel tempo della medema Chiesa, Costui conseguì il Vescovato à favore dell’Arciduca d’Austria, col qual haveva stretta amicitia, con tal conditione, che quando havesse conseguito il Principato, & la Chiesa Trentina per il di lui favore, gli haverebbe restituito quelli feudi, quali vna volta ricevete Henrico Ortenburgense, con lasciargli di più tutte quelle pretensioni, per le quali tanto s’era contro di lui affaticato, appresso il Concilio Constantiense gli superiori anni Giorgio Vescovo, col ripor-