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Libro Quinto. 105

guardarsi dall’offendere Prencipi, si che lo sentenziò senza altri Processi che fosse decapitato. [A Bellenzano vien tagliata la testa.] Tal fù il premio dell’audace Bellenzano, qual doppò compiuta breve, & vituperosa tirania, mostrò coll’infelice so esito, essere cosa nefanda por violentemente le mani nel Prencipe, qual deve come padre del publico essere honorato, insegnando à tutta la posterità etiamdio non convenirsi il voler fondare dominij sopra persone private, mediante la stragge d’huomini & rovina della Patria. Conobbe finalmente l’inconsiderata plebe, quanto danno haveva conseguito dalli perniciosi consigli del Bellenzano, qual primo s’era voltato dalli Vescovi alla plebe, huomo favorevole al popolo, & se non fusse stato di genio contrario alli Ecclesiastici, degno di gran memoria. Giorgio Vescovo, per il cui interesse, & liberatione, il Prefetto haveva mossa la guerra, & condotto l’Esercito alla Città, fù liberato di prigione, & restituito alla pristina dignità; non molto doppò fù sforzato con la fuga salvarsi, & abbandonare la sua Chiesa, imperoche essendo andata all’orecchie dell’Arciduca Federico d’Austria la rovina fatta, & la calamità patita da Cittadini, dal quale anco riceverono ardire il Bellenzano, & seguaci, per risolversi alla sudetta ribelione, ne prese tanto sdegno, & colera, che subito fù provocato all’armi, & gravemente sentita tanta rovina, & crudeltà, si lamentò fosse stata una Città contra ogni legge si hostilmente saccheggiata, & abbruggiata, massime essendo à lui amica, & confederata. Perilcbe senza dimora si portò con nemico Esercito nel Trentino, il che essendo sparso per la Città, il buon_Vescovo per timore di quello se ne fuggì.

Gli Cittadini incontrarono (sentita la di lui venuta) l’Arciduca rendendosegli, & assieme consegnandogli la Città. L’Austriaco mostrando haver compassione delle gravi calamità, & cattivi incontri della Città, consolò con dolce raggionamento il popolo, & mitigò in parte gli loro pianti, & cordogli; gli inanimò à non si perdere d’animo, ne conturbarsi per le passate disgratie, certi di esperimentare la clemenza, & liberalità della famiglia d’Austria, potendogli di ciò far intiera fede il non havergli abbandonati ne’ pericoli.

Non molto doppò il Vescovo intimò il giorno all’Arciduca à comparere avanti il Concilio Constantiense (prima detto (come habbiamo congieture) Gannoduro) qual all’hora era incominciato, perilche fù constretto quel giorno comparire, & dire le sue