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104 Delle Croniche di Trento

ni, soccorso da San Vigilio lor padrone, rinovando poscia il pianto sopra la lo rovina, d’esser riserbati à favola, spetacolo, & ludribio delli huomini, haverebbon mosse l’istesse pietre à compassione. Facevano voti à Dio, & à Santi per la lor salute publica. Il Bellenzano huomo fortissimo, auttore di tanta sceleratezza, giudicò cosa inhumana, abbandonare in tanto evidente pericolo la plebe, inesperta all’armi, qual esso haveva indotta alla ribellione, onde riprehendendogli di pusilanimità, & timore, ad alcuni proponeua la libertà, dono datoci dalla larga mano Divina, & la viruperosa servitù cosa d’essere temuta sopra ogni altra cosa, ad altri essagerando dimostrava gli infami congressi de Soldati con le proprie moglie, & figliole, la morte de genitori, & l’ultimo esterminio della povera Città. Hora accarezzava hora esortava, & hora dava animo à Soldati in si urgente negotio. Brevemente espose queste cose, stimando gloriosa, ed immortale la morte di quelli, che morivano nelle armi per la Patria, pronto à diffeda della Città si precipitò con pochi frà le saete, & nemici, qual valorosalmente combatendo fu preso, & ridotto in potere de nemici vincitori.

All’hora il Prefetto rimirando il sanguinoso auttore della rovina Trentina, proroppe con gran severità in cotali parole. Non è dubio haver sempre Iddio immortale havuto in uso, quando severamente per loro demerito volle castigare alcuno, mutando la lor fortuna: concedergli più aventurosi successi, acciò il lor castigo & dolore si rendi più penetrante, reducendosi à contraria sorte. Onde dobbiamo piamente credere, & persuadersi essere stata permissione Divina, che tu ti sij usurpata la Republica mediante la crudel pregionia dell’innocente Vescovo, la miserabil morte di quelli giovani nobili, la publica rovina, le cose sacre violate delle Chiese, non acciò (che ne sei indegno) tu regnasti, & regesti gli buoni, ò fusse più prolongata la giustitia dei tuoi misfatti, ma acciò ricevesti più condegno castigo, & fosse l’esito della tua vita più vituperoso, & doloroso. Dunque perche non sapesti conservarr, & godere la quiete frà le tue Porte, & giurisditione assai più beata, sarai esempio perpetuo a secoli futuri, quanto sijno amari gli frutti di quelli, che vogliono tiranicamente dominare. Dette coteste, ò simili parole, non commandò fosse condotto quello, à quale rimproverava l’offesa di lesa Maestà, in Carcere, ma subito alla Piazza, acciò col danno d’uno si sedasse la guerra ciuile , & da tal giustitia imparassero gli mortali per l’avenire à