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Libro Quinto. | 103 |
di voi macchia à posteri, ponete in questo ogni vostra diligenza. Lasciamoci più tosto trucidare à guisa di Animali brutti. E meglio combatendo virilmente conservare il buon nome, & acquistar eterna fama, come richiede la raggion d’huomini degni, che darsi alla fuga per salvare, & havere una vita infame, fate in modo, che ritornando dalla battaglia habbiate luogo di riposarvi vincitori nel grembo delle vostre care moglie. Che se la fortuna capital nimica della virtù vorrà troncare il filo della vostra gloria, almeno habbiate à cuore non lasciarvi la vostra libertà, & vita insieme senza vendetta, questa sarà la vostra gloria lasciar all’inimico vittoria mesta, & sanguinosa. Non havete occasione di temer la morte (se però serete huomini) quale da gente malvaggia vi vien minacciato.
La morte è solo terribile à coloro, che con la vita perdono ogni altra gloria, è gloriosa, & gioconda à chi per le loro virtù, non pon estinguersi li loro heroichi fatti. Havete avanti gl’occhi la sicura speranza della vittoria, la gloria stessa, e il frutto della vittoria, strada infalibile all’immortalità. Sù prendete l’armi, affrontate, col medemo animo, con cui per il passato v’aquistaste tanta fama, l’inimico già vicino.
Ancora non haveva il Bellenzano terminato il suo raggionamento, quando ecco si sente strepito de nemici, chedi già s’approsimavano, di già facevano sentire le lor Trombe, & Tamburi: Gli Trentini intesa la venuta del Capitanio del paese, & che di già le squadre s’eran impatronite delle Porte, entrando à forza, tutti attoniti, & sbigotitti si risolsero più tosto darsi alla fuga, che al combatere.
[La città vien presa.] La Città restò presa al primo assalto, fù dato foco alle case, le fiamme sparse, & spinte d’ogni parte s’attacavano alli tetti, era la rovina miserabile, il spetacolo compassionevole, s’astenero però i vincitori dalla strage humana, non haveva l’animo il Prefetto ne gi Soldati di distruggere la Città, volsero solo far qualche mostra con incendij per aterrire gli habitatori, onde diedero fuoco ad alcuni luoghi. Scorgendo gli Trentini la Città, piena de nemici, si lamentavano esser giunti à tal miseria per instigatione del Bellenzano, & la Città per causa d’un solo, arsa & distrutta. Si sentivano gli gridi & pianti delle donne, de fanciulli, gli strepiti de coperti, che cadevano, quali cose rimovevano gli animi, & occhi timidi delli Cittadini. Dimandavano li miseri perdono à Dio, qual tanto havevano offeso, aiuto dalli huomi-