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Libro Quarto. 87

essergli Capitano, & diffensore) le loro prodezze, troverai con mano come si portarano.

Uscirano teco in Campagna, assalirano primi con l’armi l’inimico, primieri levarano di vita quelli animi profani, & sacrileghi, ch’hebbero ardire d’invadere, & spogliare le Chiese, ne godarano tanto nel vendicare le proprie offese, quanto le tue, oltre che saranno sempre, & a tutte l’età ricordevoli di tanta tua pietà ver loro usata, mai si scorgerano ingrati, & biasmevoli verso il tuo Regno. Che se poi intenderano non haver punto operato appresso di Te, la sua legatione, subito privi d’ogni speranza, tumultuando concorrarano alle Piazze, si sentirano gridi di disperatione. Qual animo di gratia pensi sijno per havere vedendosi abbandonati da tutti ? Che non habbino da Te, in cui sommamente speravano, riportato alcun aiuto, alcuna speranza di salute, che hora gli soprastino novi danni, novi pericoli, ogni successo più crudele, e di maggior tirania. Poveri Trentini se non gli soccori con la tua destra. Sarà; invitissimo Prencipe, tanta la paura è la disperatione della Città, che ancora ti venirà all’orecchie qualche crudelissimo spetacolo. Che gli Trentini seguendo gli spiriti generosi de suoi antenati, gettarono nel Fiume Adice, qual scorre vicino alle Mura, unico refugio in tali estremi pericoli dalla natura, come potiamo pensare concessogli, tutte le lor mobilie più preciose, & per ultimare la tragedia se stessi precipitosamente à squadra lanciarano sopra la perdita delle lor robbe, quando non gli venga concesso di poter vivere con honore, & gloria convenevole ad huomini d’integrità, & valore.

Se la nostra Republica medema potesse parlarti, molto maggiori querelle sentiresti, ancorche non possi desiderare cose di maggior compassione. E quali più miserabili cose si puono narrare ? Come si potrà svegliare un giusto sdegno, se quanto t’habbiamo esposto non è sufficiente ? Considera in gratia queste nostre miserie, queste nostre calamità, & pianti, in ordine alle cose tue, alli tuoi proprij interessi, imaginati sijno per tradire gli proprij tuoi sudditti, gli amici, & figlioli, fingi d’essere in simile calamità à piedi d’un Prencipe per essere sollevato, & poi usa con gli infelici Trentini quello, che Tu medemo bramaresti in tal contingenza. Con tal discorso non solamente non potrai soffrire ci sij usata una si fatta crudeltà, ma comiserando la povertà, nostra servitù, & desolata Città ci giudicarai degni del tuo aiuto.