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nesi per l’uccisione del figlio di Pietro da Mori, servo del Vescovato; oltreciò gli rimette la casa murata e il castello di Baldo, di cui viene poscia investito, assieme co’ suoi eredi1. Di questo stesso anno è pure il documento d’investitura di tutto il bosco in Curono a favore di un Martino di Termeno2.
Ai tre di gennajo del 1218, il vescovo Federico investì Benvenuta, Riccabona e Zermondia, figlie di Guglielmino del Pozzo, d’un maso situato in Tiarno, coll’obbligo di maritarsi con uomini liberi o del vescovo, e di pagargli l’affitto di quel podere3.
Essendosi nel gennajo del detto anno recato il nostro vescovo coi suoi fratelli a Norimberga, sottoscrisse con essi, in qualità di testimonio, a un diploma dell’imperatore Federico II. Si legge dell’anno medesimo un compromesso, fatto dal vescovo nostro, fra Ammolito abbate di S. Lorenzo e Rodolfo Zanchetta nella lite fra essi insorta per la costruzione di un molino presso l’acqua della Vela, nel luogo detto alla Molinara, che l’abbate impugnava come pregiudiciale al proprio, esistente in quelle vicinanze4. Ai 17 febbrajo dell’anno medesimo, il vescovo nostro dichiarò i figli di Oloradino di Enno, rei di uccisione del conte Federico di Eppan, decaduti dai diritti loro sugli uomini di Ermulo nella Naunia, e questi ultimi, colle servitù ed affitti consueti, d’ora in poi appartenenti alla