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zara in Capriana, della curaziale di Moena, tutte nella valle di Fiemme, e di S. Maria di Senale nell’Anaunia superiore1.
Nel 1217, Federico fece pubblicare il laudo con cui dichiaravasi che, se un servo del Vescovato, dopo di aver negata la sua condizione servile, la confessasse, il vescovo abbia il diritto d’impossessarsi di tutto ciò che il detto servo tiene dalla Chiesa di S. Vigilio2. Nell’anno stesso, Gando di Porta Oriola convenne col nostro vescovo, che quando mai gli sborsasse lire 600, egli coi suoi eredi si obbligherebbe a restituire alla Chiesa il molino, che da essa riconosceva in feudo3. Ai 22 di luglio dell’anno medesimo il conte Ulrico di Eppan si accordò col vescovo Federico, che avrebbe prese a consegna in Tenno le 33 galete di oglio che il vescovo doveva retribuirgli annualmente in Magnano4. Il 23 dello stesso mese ed anno, i fratelli Jacopo, Roberto e Ottolino, figli di Oloradino di Enno, dopo essersi pacificati coi conti di Eppan per l’omicidio del conte Federico di quel casato, consegnano al vescovo nostro il castello e i fortilizii di Enno, e ne ricevono nuovamente l’investitura, previo lo sborso di mille lire da farsi al vescovo, in espiazione dell’omicidio5. Zuccone di Baldo, li 26 luglio dello stesso anno, paga al vescovo la multa di duecento lire vero-