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le mura del castello di Vigolo nel termine di tre anni, e di custodirlo in buona e valida forma; e in ricambio, Federico li investiva coi loro eredi del detto castello, riservando a se e a’ successori il diritto di apertura e quello di mettervi un suo gastaldo, che di conserva con essi lo custodisse1.
Dell’anno medesimo sono: una permuta fatta dal vescovo Federico di un podere della mensa vescovile in Pizzago con una casa ed una calcara o fossa di calce appartenenti a Reginaldo e Rambaldo di Santa Croce2; una ricuperazione dei diritti sopra certi stabili o masi nel distretto di Thisens e di Eppan, posseduti da donna Elica di Eppan, mediante lo sborso di cento lire veronesi3; una concessione a Giovanni converso di S. Tommaso di Romeno di un certo Domenico Peverello, servo vescovile, affinchè questi ed i suoi eredi servissero perpetuamente ai bisogni della chiesa e dell’ospizio di Romeno, il quale ospizio fu poi nel 1261, dal vescovo Egnone dichiarato libero da ogni aggravio comunale4; un accordo fatto dal vescovo colla Comunità di Termeno, pel quale essa obbligavasi di costruire una rocca sul dosso di Castellazzo, con tre baluardi, e di dare al vescovo un luogo adattato per fabbricarvi un palazzo con cappella e cantina, assieme al diritto di nominarsi in tempo di guerra