curare nuovi vantaggi alla sua Chiesa, contrasse, sopra la zecca del Vescovato, un debito di duemila lire veronesi, che gli sborsarono Alberto di Sellano, Riprandino dei Ricchi ed Odorico Rambaldi. Egli investì i suddetti creditori delle rendite della zecca, delle quali si riservava lire duecento annuali, fino all’estinzione del debito1. Giunto in Augusta, ove trovavasi la corte imperiale, ottenne da Federico II imperatore la solenne dichiarazione o sentenza a favore del Vescovato contro i suoi feudatarii negligenti o contumaci in ricevere la rinnovazione delle investiture feudali; avendo nel mese di febbrajo, prima di sua partenza, rinnovata di consenso del Capitolo l’investitura di Preore a Peregrino di Stenico, figlio di Alberto, colla facoltà di poter trasferire i beni di detto feudo ad uso della comunità di Preore, come di fatto seguì2. Questa Comunità riconosce tuttora quei beni dal Capitolo di Trento, al quale annualmente è tenuta di corrispondere 12 lire di Merano, oltre l’obbligo di aver sempre pronti due giurati in servigio capitolare3. La rinnovazione poi della feudale investitura le viene spedita ogni ventesimonono anno; e in tale congiuntura la detta Comunità deve contribuire a ciascuno dei canonici residenti venticinque libbre di buon formaggio, con un ducato d’oro alla fabbrica di S. Vigilio.
- ↑ Miscell. Alberti. Τ. VI, fol. 105 e 154.
- ↑ Miscell. Alberti. Τ. V, fol. 132.
- ↑ L’istrumento originale dell’ultima rinnovazione è dell’anno 1728, e si trova nell’Archivio Capitolare.