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denza dalla sola giurisdizione vescovile, come le altre persone libere e nobili; imponendo loro il giuramento feudale e l’obbligo di accompagnarlo a cavallo, ad ogni richiesta1.
Nell’anno seguente 1211 il vescovo Federico esigeva dalla comunità di Tenno il giuramento di fedeltà2; e agli 8 di gennajo dello stesso anno, collo sborso di 900 lire veronesi, ricuperava altra porzione del castello di Beseno, ossia le parti spettanti ad ognuna delle quattro sorelle, Adelaide, Sofia, Lucarda e Gisla, da Lodovico di Strasso, marito della prima, e comune loro procuratore; unendole ad altra porzione da esso vescovo comperata nel 1208. Con tale acquisto egli si rese padrone di tutto il castello, a riserva della quinta parte, spettante alla quinta sorella, maritata con Giovanni da Pergine. All’accennato istromento furono presenti, quai testimonii, il conte Reginardo di Gorizia, Adelpreto conte del Tirolo, Ezelino da Romano, ed altri di minor conto3. E a questo proposito, non sia discaro al lettore l’intendere, che il castello di Beseno, con grande dispendio redento dal vescovo Federico, per le vicende consecutive, poco favorevoli alla Chiesa di Trento, fu poi concesso in feudo a una famiglia che si nomò da esso, la quale nel 1303-1304 lo vendette, assieme a quello della Pietra, a Guglielmo di Castelbarco, e da questo fu tramandato ai suoi posteri,