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nuovi. Per la somma di cento lire veronesi rilasciò a un Giovannone di Comasine tutte le servitù cui era tenuto, tranne il reddito di una bella pecora e d’un moggio di biada; promettendo al vescovo con giuramento di non sottrarsi giammai alla sua sudditanza1. Stabilì che i Bolgianesi dovessero pagare alla Camera vescovile la gabella del vino, estranio al paese, che si conducesse ο vendesse nel loro distretto2; ottenne dal conte Ulrico di Ulten la cessione della sua parte del castello di Tenno, con tutte le ragioni e proventi; dandogli in cambio le possidenze della mensa vescovile in Fulano, a titolo di feudo, colla rendita assicurata di 150 libbre di moneta veronese3.
Li 16 novembre dello stess’anno 1210, Enghelpreto di Beseno restituì ai suoi signori diretti, i conti Enrico ed Ulrico di Eppan, i feudi di Beseno, Volano Folgaria, colla condizione di investirne il vescovo di Trento; il che avvenne tosto per istrumento pubblico4. Li 28 dello stesso mese, Samuele, figlio di Gualcone dei Rubatasca, vendette al vescovo Federico per 500 lire veronesi una casa murata in Trento, in capo al ponte sull’Adige, coi casali e il molino, e la decima di Muralta5. Ai 2 dicembre di quest’anno, il vescovo Federico investì un certo Capa e suo figlio Torrisino da Mori del diritto di gentilità, vale a dire di dipen-