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sesso del feudo, che un Guarimbertino di Mori avea venduto senza licenza del vescovo1.
Ai 28 di febbrajo del 1208, Enghelpreto, figlio di Ottone di Beseno, vendette al vescovo Federico per seimila lire veronesi la sua metà del castello colla nuova torre, e tutti i suoi poderi nella parocchia di Beseno e in Folgaria, coll’avvocazia, le decime e il ripatico di Volano, col patto che il vescovo non possa alienare alcuno di questi beni fuori della diocesi; e il giorno 3 di marzo, Borsa di Castelnuovo pose il vescovo in possesso dei beni da lui comperati2.
Li 10 di aprile dello stess’anno, Jacopino della Saviola di Riva e donna Letizia sua moglie, figlia di Ottone di Stenico, viventi a legge romana, investono, a titolo di locazione perpetua, Alberto di Bozzone di Stenico di tutti i loro possedimenti nel castello e nella villa di Stenico, nelle pievi di Banale, di Bleggio e di Lomaso, verso una retribuzione annuale di otto some di grano3. E il dì otto di maggio, un Burcardo Savorini vendette al vescovo Federico per 400 lire veronesi una sua casa allodiale presso la porta Oriola in Trento4.
Nel luglio del 1208 fu ventilata la causa dell’appartenenza dei villici di Covelo tra il vescovo Federico e i signori di Terlago; e fu aggiudicata a questi ultimi5.