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dirizzò gli opuscoli XXIII e XXIV intorno alle decretali d’Innocenzo III, concernenti il mistero ineffabile della Trinità1.

Ridotte a buon fine tante cose di sommo momento, il vescovo Corrado, tediato non meno delle vanità del mondo, che stanco dei travagli sofferti nella sua lunga e spinosa reggenza, si recò nella valle dell’Enno, ed ivi nel borgo di Innsbruck, li 10 del mese di marzo dell’anno 1205, rinunciò il vescovato, colla dichiarazione che, avendo già spedito avviso al pontefice di questa sua risoluzione, alla venuta delle lettere dimissorie, i sudditi fossero sciolti dal giuramento di fedeltà, e si potesse liberamente eleggere il successore, ch’egli consigliava a non scegliere tra i canonici di Trento2. Ciò fatto, per vivere a Dio ed a se stesso, si ritirò nel monastero di S. Giorgio, da lui restaurato, presso il borgo di Schwatz, nella valle dell’Enno. L’unica taccia che a sì gran principe si può dare, si è l’instabilità che dimostrò dopo la formale rinuncia del vescovato. Imperciocchè, appena assaggiato il ritiro, pensò di risalire al trono d’onde era sceso spontaneamente. A quest’effetto ricorse al pontefice Innocenzo III, e procurò di mettere la rinuncia in questione; ma tutto indarno. Mutata avendo volontariamente fortuna, il credito grande, che di lui si aveva, svanì in un lampo;

  1. Eckard, Τ. I, pag. 557. Touron - Vita S. Thomæ Aquinatis.
  2. Arch. vescovile. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 184; e T. VII, fol. 201. Bonelli, Not. ist., Τ. II, pag. 513.