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Alberto verso la fine dell'anno 1188, fu principe d'ingegno acuto e vescovo zelante dell'onore della sua Chiesa. Sua prima cura fu di ricuperare i molti beni episcopali distratti durante l'ultima malattia del suo precedessore. In principio del 1189 spedì a Montanaro, a Manfredo, a Graziolo e ad Ottobono di Storo la rinnovazione dell'investitura del castello e della corte di Lodrone, acquistati per lo innanzi in comunione dalle due case di Storo e di Lodrone e successivamente fra loro divisi; con patto però, che nè il detto castello nè gli altri beni compresi nella investitura potessero mai alienarsi ad alcuna persona bresciana, ma solamente, in caso d'urgenza, fra i membri delle due famiglie1.
Nel marzo dello stesso anno il nostro prelato ottenne dall'imperatore Federico II la donazione, per sè e successori, d'ogni sorta di miniere d'argento, di rame, di ferro ο d'altro metallo, che si trovassero in tutta la estensione del Vescovato di Trento, fino a quel giorno possedute dagli imperatori romano-germanici; eccettuate le miniere situate nelle giurisdizioni dei conti del Tirolo e di Eppan2. Questa stessa donazione fu in seguito confermata da Venceslao re dei Romani nel 1389, come a suo luogo riferiremo.
In questo anno i Canonici Regolari di Gries, che riconoscono per loro fondatori il conte Arnoldo di Greifenstein e sua moglie Matilde, conseguirono dall'imperatore Federico II la conferma di cotesta fondazione,