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spettante ad Arpone di Cles, fatta dal nostro vescovo a beneficio della sua Chiesa, mediante lo sborso di lire veronesi mille e quaranta1.
Compiute le opere narrate, ed altre che non sono pervenute a nostra notizia, il vescovo Alberto finì di vivere li 20 settembre 1188. Durante la sua ultima malattia furono distratti molti beni dalla Camera vescovile, ed altri molti per favore ο per tenuissimo compenso infeudati. Di questo fatto, che diminuì ad Alberto la stima acquistatasi in principio del suo governo, procurò la emendazione il suo successore Corrado II. Anzi, ancora sede vacante, furono portate al soglio imperiale le inchieste a tal uopo. L'imperatore Federico, delegata a cognizione di questo affare a Bernardo duca di Sassonia, ad Ottone marchese di Meis, e ad Enrico conte di Eppan, col voto di tutta la sua corte, promulgò un laudo, col quale dichiarò nulle e di niun valore tutte le infeudazioni ed alienazioni che il vescovo Alberto avesse potuto fare, mentre giaceva obbligato a letto dall'ultima sua infermità; aggiungendo che al vescovo di Trento da eleggersi s'aspettava il godimento di tutto ciò, di cui fosse stato il suo antecessore in possesso prima della malattia suddetta, e astringendo ognuno alla restituzione integrale di quanto era stato tolto e occupato alla Chiesa trentina nell'interregno2.
Corrado II, verosimilmente della famiglia dei Signori di Beseno, decano della cattedrale, succeduto ad