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della loro assistenza nelle gravi persecuzioni e negli spogli che da ogni parte la minacciavano, concesse ragguardevoli feudi e in termini molto ampli ai conti Odorico e Federico di quel casato1. Nel medesimo anno Palmera, moglie di Oluradino di Corredo, cede per 180 libbre di moneta veronese ad Alberto vescovo di Trento i diritti che sul castello di Pratalia e sopra altri poderi in Pomarolo e nella Valle di Sole le erano provenuti in eredità dal suo primo marito Federicino di Pratalia2.
Nel 1187, egli accettò la rinuncia fattagli da Pietro di Civezzano della propria casa e di tutto ciò che possedeva nel castello del Bosco; e sulla promessa che avrebbe fabbricata in quello una torre a difesa di esso e del Principato, glielo concesse in feudo, assieme alla regolaneria; a condizione che dovesse rimanere sempre aperto al vescovo e ai successori, eccetto il caso che il vescovo movesse guerra a lui, od ai suoi eredi3.
In questo anno 1187 il vescovo Alberto si portò in Sonnenburgo a visitare quel monastero di monache; nel quale, oltre molti altri diritti che registreremo nella vita del vescovo Corrado, aveva pur quello di far giustizia a chiunque pretendesse alcuna ragione contro le monache. E in tale occasione, avanti esso vescovo, fu fatto un accordo tra Giovanni abate del monastero di Piburgo coi suoi monaci e Peretta abadessa di Son-