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uomini di Lodrone, di pertinenza capitolare; per cui il Senato, dolente dell’accaduto, abbia scritto ai Rettori di Brescia, che s’adoprino ad impedire ogni simile turbazione della pace tra i vicini, e che si componga la presente controversia, mediante arbitri eletti d’ambe le parti. Li 16 decembre di quest’anno, Carlo di Tono, canonico di Bressanone, rinunciò alla sua dignità e prebenda in favore di Cristoforo Madruzzo, decano di Trento.

Nel 1538, il vescovo e cardinale Bernardo pronunciò sentenza definitiva in una lite pendente tra la città di Trento e i comuni esteriori, in materia di contribuzione alle pubbliche spese e necessità. Egli fece anche pubblicare le costituzioni sinodali della sua Chiesa, con correzioni ed aggiunte1. Con bolla dei 10 d’agosto, il pontefice Paolo III concede al vescovo nostro di poter conservare i beneficii ecclesiastici anche incompatibili, e fruirne le rendite, ma non di alienarne i beni immobili preziosi; e ciò affinchè possa sostenere con maggiore decoro la sua dignità cardinalizia. I redditi straordinarii del vescovo Bernardo Clesio, esclusi quelli della Mensa vescovile, erano di fiorini 50,000 non compresi i fiorini 12,000 di salario che aveva il Clesio dall’Imperatore2.

Nel 1539, il vescovo nostro fu postulato dal Capitolo di Bressanone in amministratore di quel Vescovato; del quale ufficio i commissarii e procuratori suoi presero possesso li 17 marzo3. Vi si recò egli stesso,

  1. Bonelli, Monum. Eccl. Trid., pag. 183.
  2. Hippoliti, op. cit., pag. 235.
  3. Bonelli, Monum. Eccl. Trid., pag. 188-190.