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la di lui moglie Anna, figlia del defunto Ladislao re d’Ungheria. Pel tempo della sua assenza, Bernardo nominava suoi amministratori nel Principato di Trento Francesco di Castellalto, Nicolò Neuhaus canonico, Antonio Quetta suo cancelliere, Andrea di Reggio e Antonio Tesino. Li 7 giugno 1527 il vescovo nostro investiva Gaudenzo Madruzzo, capitano di Tenno e maggiordomo della sua corte, per i servigi prestatigli nei tumulti dei rustici, del Dosso del Pievano, su cui era edificato un castello, nella Valle di Cavedine, confiscato, assieme a certe terre e decime in quelle pertinenze, a Vigilio Tiomale, detto Gentili, di Laguna di Cavedine, decapitato, perchè era venuto alla testa di molti villani armati contro la città di Trento, e a Giovanni Galletti suo cugino e socio nei detti feudi, che, dopo la repressione della sommossa rustica, avea pertinacemente ricusato di farsi rinnovare la investitura e di giurare al vescovo fedeltà. Li 27 dello stesso mese ed anno, il vescovo nostro concesse licenza a Baldassare di Roccabruna di vendere a Sigismondo di Tono la sua decima nella villa di Fornace, salvo il diritto del feudo. Il 1.° settembre 1527, Bernardo Clesio proibiva che nei confini dei territorii si alienassero beni comuni e privati, o si vendessero ai sudditi di un’altra giurisdizione, se non previa notizia e consenso del vescovo o de’ suoi successori. Inoltre comandava che i sindaci di ogni villa facciano tagliare i boschi adiacenti alle vie pubbliche per lo spazio di due lunghe lancie da ogni parte della via, affinchè il viaggiare diventi più sicuro. In questo mese investì Michele dei Federici del