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ogni tentativo; avere i detti ribelli mandati due nuncii per trattare accomodamento, e chiesto un salvocondotto per inviare al vescovo alcuni dei loro, promettendo di richiamare i tumultuanti da Caldesio, da Terzolasio e da Samoclevo. Siccome il castello di Ossana era stato ceduto in nome dell’Imperatore, e i ribelli l’avevano abbandonato, Baldassare informa il vescovo suo fratello, essere necessarie provvisioni a custodia di esso, e la scelta di una persona di piena indipendenza; ammonendo i signori di Ossana a condursi in modo da non meritare la indegnazione della superiorità. In questo senso scrivono pure li 14 settembre al vescovo i nuovi custodi del castello di Ossana, assicurandolo della lor fedeltà e costanza a difesa di esso, e pregandolo di mandar loro un capo di maggiore autorità. Li 15 settembre fu pronunziata la sentenza condannatoria contro i Levicani, che aveano preso parte alla sommossa, al saccheggio delle campagne e all’assedio di Trento. Li 19 settembre Angelo Costede riferisce al vescovo, che in Tajo comparvero alcuni anauniesi dinanzi ai commissarii implorando perdono, e che giovedì andranno a Romalo per prestare la dovuta ubbidienza. Aggiunge che il giorno prima i compromessi di Tajo erano fuggiti coi loro mobili, che erano cessati i convegni, e che i soldati italiani dimoravano ancora a Sporo. Con suo foglio del medesimo giorno il conte di Ortenburg si congratula con Bernardo, che l’audacia dei rustici sia stata depressa; aggiungendo che, a sollievo dei danni patiti e delle spese da esso fatte, l’arciduca gli rilasciava la sua metà del provento dalle condanne che