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viare 400 pedoni o anche meno, per incuter timore ai ribelli, sino a che giungano i tedeschi. Avvisa inoltre che i rivoltosi aveano spediti due nuncii, i quali instassero acciò fosse scritto al capitano Corradino di non oltrepassare Vermiglio, esibendosi di trattare un accordo; ma essere loro stato risposto, che non era in sua facoltà il trasgredire gli ordini del serenissimo. Sebastiano Antonio di Tenno, vicario, scrive in detto giorno a Giovanni Gaudenzo Madruzzo, capitano di Tenno, che la comunità di Riva era risolta di soccorrere il vescovo contro i ribelli, e che avea trovate disposte a concorrere a tale intento anche le comunità di Arco, di Gresta, di Ledro e di Tenno. Aggiunge di avere esortati i Giudicariesi di qua e di là del Durone a desistere dalla rivolta, se non volevano provare le armi voltate contro di essi. Li 2 settembre Gerardo d’Arco, Lodovico di Lodrone e gli altri commissarii spedirono un salvocondotto per un sol giorno alle comunità d’Ivano, di Telve, di Levico, di Caldonazzo, di Pergine, di Pinè, di Civezzano, di Povo e di Vigolo Vattaro, affinchè ognuna di esse possa mandare tre uomini ad essi commissarii, sotto le seguenti condizioni: 1.° che debbano accettare gli ordini emanati dalla Dieta tirolese, e giurar fedeltà a tenore di quelli; 2.° che si sottomettano a quella pena che sarà loro imposta dall’arciduca e dal vescovo, secondo il loro delitto; 3.° che ritornino alle case loro, depongano le armi, restituiscono ai commissarii Castell’Ivano con tutto il mal tolto, e convengano colla città di Trento per la restituzione di quanto le avessero guasto o rapito. Li 3 settembre Ca-